Quello che il renzismo non dice (68) – Della botte piena e delle mogli e dei mariti ubriachi. Sulla svolta scilipotica di Scelta Civica e su alcuni enigmi einsteniani applicati alla politica italiana.

Creato il 06 febbraio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Rina Brundu. Il titolo è d’obbligo in tempi di femminismo digitale, ma il concetto resta sempre quello: l’ambizione e la furbizia del renzismo più ruspante sono infinite così come è infinito l’universo, fermo restando che – per dirla con il padre della relatività – sull’universo esistono ancora dei dubbi.

Premesso che la missione riformista renziana è soprattutto fuffa mediatica, dato che non si può campare di aria e riforme (che poi non risolveranno nulla, comunque); premesso che fare qualche migliorìa all’artritico sistema amministrativo-politico-burocratico è senz’altro cosa buona e giusta e che tutti i partiti dovrebbero fare la loro parte per chiudere al più presto (M5S compreso), risuona davvero stucchevole l’ultimatum renziano a Forza Italia: “Abbiamo i numeri anche senza Forza Italia, ma spero vinca il buonsenso”.

Non è così, non è davvero così e non è così soprattutto per Matteo Renzi. Di fatto se il Patto del Nazareno fosse rimasto in essere e i suoi firmatari fossero riusciti a portare in porto le riforme tanto sospirate, di comune accordo, è indubbio che il renzismo avrebbe potuto cantare vittoria su tutta la linea, anche e soprattutto in faccia all’opposizione interna. Meglio ancora, gli usceri del Parlamento avrebbero dovuto finalmente mettersi al lavor… pardon, ordinare presto e bene un busto in marmo del nostro PresDelCons trasformato sedutastante in Padre della Patria. Non è escluso che un qualche menestrello digitale si sarebbe finanche sentito in dovere di scrivere un poema tratto dalle sue gesta…

Ma come sappiamo è andata altrimenti e per quanto Matteo Renzi si affretti a smentire, a ricorrere (di nuovo), agli stratagemmi condiscendenti (vedi il supponente “spero prevalga il buon senso”), chiudere il capitolo riforme senza la benedizione di una destra ormai compatta nell’opposizione al Premier, è tutt’altra faccenda. Detto altrimenti, le riforme renziane saranno né più né meno come tutte le altre “riforme” fatte fino ad oggi, cioè espressione di una parte, opinabili, suscettibili di vilipendio non appena ci sarà un’alternanza in cima alla piramide. Una sorta di porcellum-sui-generis, letterale, insomma.

Da qui la necessità per Matteo Renzi di andarci cauto, o per meglio dire la condiscendenza di cui sopra non nasconde preoccupazione per lo stallo amministrativo del Paese ma più pragmaticamente cela giustificata tema per la qualità della gloria futura che l’ego impone dovrà essere “gloria vera”. Fortuna ha voluto che in presenza di un carro del vincitore ingolfato, in Italia non manchino mai le anime pie desiderose di recare soccorso et voilà… ecco 7 o 8 rappresentanti della montiana Scelta Civica convolare subito a giuste nozze col Premier.

E risolvere…. almeno nell’immediato. Fermo restando due problemi matematico-politici che non si… risolvono altrettanto facilmente e in realtà date le difficoltà che pongono avrebbero tenuto sveglio anche il padre della relatività, ovvero A) quanti mariti e quante mogli può oggettivamente far ubriacare una botte che deve restare sempre piena? B) perché se lo scilipotismo beneficia la destra fa ridere mentre se beneficia la sinistra risolve? Ah, saperlo!

Featured image, il padre della relatività e no! non è Renzi!

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