di Rina Brundu. Se c’era una cosa di cui si sentiva davvero il bisogno nella nobilissima battaglia contro le derive politiche edonistiche renzistiche era proprio un’arma di distruzione “segreta”: fortunatamente adesso ce l’abbiamo! L’ha creata nientepocodimenoche il sindacalista Maurizio Landini, già segretario generale della FIOM-CGIL e adesso fresco leader maximo di “Coalizione sociale”, l’iniziativa politica (non chiamatela partito, per carità!), nata per servire da alternativa al pernicioso dominio dell’establishment tradizionale e con l’idea di “rinnovare il Sindacato”.
Ottimo! L’unico problema è che non si capisce se la suddetta arma di distruzione “segreta” miri ad annientare il renzismo o i suoi oppositori. Il dubbio non è peregrino dato che il propugnatore di tale iniziativa è un player datato, un membro della casta sindacale se si vuole, quello stesso che nel suo discorso tenuto il 16 giugno 2011 in occasione della manifestazione Tutti in piedi, realizzata in collaborazione con la FIOM, diceva: «Ho cominciato a lavorare a 15 anni, a fare l’apprendista saldatore. Eravamo un gruppo di ragazzi giovani, lavoravamo in una cooperativa di Reggio Emilia. Dovevamo lavorare all’aperto, faceva freddo d’inverno e c’era un disagio. Non è che volessimo lavorare meno, volevamo vedere riconosciuto questo disagio e abbiamo chiesto alla cooperativa di affrontare questo problema. Era una cooperativa rossa, eravamo tutti iscritti al Partito Comunista e i dirigenti ci dissero che sì, avevamo ragione, però dovevamo tenere conto che la cooperativa aveva dei problemi e che dovevamo fare degli sforzi. Io ero giovane e d’istinto mi venne di interromperlo e di dirgli: “Guarda, tu sei un dirigente, e io in tasca ho la tessera del partito che hai anche tu. Però ho freddo lo stesso”. Lì ho capito una cosa: il sindacato deve rappresentare le condizioni di chi lavora e non deve guardare in faccia nessuno».
Detto altrimenti, un player importante che da quel tempo in poi – e soprattutto nei venticinque anni di attività sindacali che gli sono occorsi per raggiungere il vertice dell’organizzazione dove ha sempre militato – ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di “fare una differenza” per le categorie che ha rappresentato e rappresenta; au contraire, ha dato sovente prova di saper piegare – inibendone l’azione – le necessità “importanti” di quella che fu la “classe operaia” alle necessità contingenti della casa-politica di riferimento. Ne deriva che, purtroppo per il pur “pasionario” Landini, questa sua ultima iniziativa (mediatica?), è tutto fuorché il nuovo che avanza e si risolve senz’altro in un grande spot e favore al renzismo ruspante che pur vorrebbe contrastare; come non bastasse non può che apparire all’occhio critico che guarda come l’ennesimo tentativo di “eternare” la poltrona di un altro politico italiano trombato, incapace di rassegnarsi allo status-quo.
Un modus operandi che stride con il fare e con il dire, per esempio, del grande Papa Francesco che solo pochi giorni fa ha “confidato” ad una giornalista messicana di “sentire” che il suo sarà un pontificato breve. Un segreto desiderio di ritrovare una maggior serenità quotidiana o un nuovo caso di malinconica preveggenza del tempo che verrà? Non ci è dato sapere ma, con tutto il rispetto per i destini della “Coalizione Sociale” di Landini – a cui auguriamo lunga e serena vecchiaia lontana dalla telecamere – i nostri pensieri (anche di noi non credenti) sono soprattutto per la buona riuscita di questo pontificato. Un pontificato unico, che ha saputo fare una differenza in soli due anni (mica 25!!) e riportare la Chiesa alla sua natura di Chiesa dei poveri. A riportarla cioè accanto agli ultimi dove sarebbe dovuta sempre stare. LIVE LONG AND PROSPER FRANCESCO AND DON’T GO: WE NEED YOU!
Featured image, Francesco mangia insieme ai dipendenti del Vaticano.