We all can’t be heroes, for someone has to sit on the curb and clap as they go by. Will Rogers (1875-1935)
di Rina Brundu. C’é questo straordinario aforisma del grande umorista statunitense Will Rogers, che recita più o meno così: “Non possiamo essere tutti eroi, qualcuno deve sedere a lato per applaudire mentre gli altri sfilano”. Guardando alle cose della politica italiana di questi tempi, l’impressione che si ha è che il nostro premier sia determinato a fare l’eroe proppiano, ma le comparse, gli anti-eroi (leggi i senatori PD dissidenti, leggi SEL, leggi i grillini, etc), non ne hanno alcuna voglia di spostarsi sul marciapiede, meno che meno di applaudire.
Che poi uno dei grandi peccati della nostra epoca digitale è proprio il fatto che mancano gli aforisti geniali, gli indimenticabili umoristi alla Wilde, alla Rogers, alla Flaiano; ciò che non manca è il materiale con cui potrebbero creare motti memorabili, aforismi to-remember. Tra canguri, cangurini, lumache, bracci di ferro, l’italica politica post quarta o quinta repubblica corrotta è tutto un fiorire di metafore minime, epidermicamente disneyane e rivelanti anche la pochezza del linguaggio a cui ormai ci siamo ridotti: dal politichese ai costrutti similpolitici e favolosi, nel senso di costrutti (anche mediatici) tipici delle favole per bambini, mica nel senso di straordinari.
Eppurtuttavia, fedele al suo atavico motto “Che nulla cambi affinché nulla cambi”, il renzismo procede determinato lungo il tunnel verso l’ossimorica lucetta che si avvicina in lontananza, deciso come non mai a scambiare le correnti di partito per spifferi e le pugnalate sulla schiena per gioiose scazzottate all’alba. Eroismo o incoscienza? Immagino che gli eroi – e questa regola dovrà per forza applicarsi anche a Matteo Renzi – siano degli incoscienti che per capacità o culo sono riusciti a sopravvivere ad un qualsivoglia armageddon. Del resto nella politica italiana il destino di martire, di eroe defunto, non interessa a nessuno: meglio esserci e arraffare il più possibile fin quando è possibile perché se del domani non v’é certezza della pena ancora meno…
Che a volte gli eroi politici si autoproclamano e altre volte diventano tali inerzialmente, ovvero non per merito proprio quanto piuttosto per demerito altrui. Scagli la prima pietra (again, non in questa direzione, please!), chi, in queste giornate di intensa bagarre politica in vista della riforma costituzionale del Senato, davanti alle perniciose, provocatorie e obsolete lamentele dei selliani, alle uscite sempliciotte dei grillini, al livore dei “compagni” di partito del premier che vivono sognando novelle idi di marzo ad ogni ora del giorno e della notte, non si è sentito di diventare renzista seduta stante. Santo, subito, direbbero in Piazza San Pietro…
Ecco che allora mi domando: ma cosa accadrebbe all’eroe trendy e decisionista Renzi se più prima che poi l’M5S (perché nel long term sarà proprio questo il partito con cui si dovrà confrontare il PD per la leadership del Paese), trovasse una figura carismatica capace di rappresentare al meglio le migliori istanze del movimento? Continuerebbe a sfilare o dovrebbe muovere anche lui a lato per applaudire? E con che stile lo farebbe? Ah… saperlo!
Featured image, William Penn Adair Rogers