di Rina Brundu. “Ciao GOVERNO, scusa se ti rompo, è che non so con chi parlare, forse non te l’hanno detto: ma ieri un signore è entrato nel tribunale di Milano e ha ucciso tre persone, più due feriti di cui uno in modo grave. Ma perché l’avete fatto entrare?!? E’ pericoloso lasciare la porta aperta senza che ci sia, non dico una guardia, sarebbe troppo, ma almeno un portinaio che ricordi a tutti quelli armati che possono sì entrare, ma senza uccidere. E invece guarda cos’è successo. Tu non hai idea di come io mi senta in questo momento. E’ come se improvvisamente fossi inghiottito da un desolante “STATO” di abbandono e non so più chi sei, cosa fai e perché sei lì dove sei ADESSO. Non pretendo che tu mi difenda, in fondo non sono che un cittadino, lo so, ma almeno avvisami quando inviti qualcuno che vuole uccidere la gente. Forse lo sbaglio è di esserti concentrato troppo sulla velocità per risolvere una crisi impossibile e non aver, invece, subito pensato a un centro di accoglienza per gli ASSASSINI che ormai si confondono coi cittadini. A cosa serve il progresso se poi ti uccidono?”.
Infine ho deciso di pubblicarlo integralmente: è il post apparso quest’oggi sul sito di Adriano Celentano e ripreso nei “punti salienti” dal Corsera.it. Ciò che mi ha colpito è che è la seconda volta in pochi giorni che il Corriere riprende l’ipse-dixit retorico celentanico e tutte e due le volte non ho capito il perché. Nel primo caso si trattava delle poche parole che il cantautore ha rilasciato a un inviato di Striscia la Notizia che gli chiedeva un parere sul governo Renzi. Celentano – vestito piuttosto casual per non dire trasandato – non è riuscito a mettere insieme due frasi di senso compiuto salvo concludere che Renzi ce la potrebbe fare, fifty-fifty insomma. Perplessa dal fatto che il programma Mediaset avesse mandato in onda l’imbarazzante intervista non ho potuto che alzare un sopracciglio davanti al video-occhiello del Corriere che poche ore dopo riprendeva quelle stesse ovvietà.
A ben guardare questo primo incidente è comunque nulla davanti alla “pochezza” contenutistica e significazionale del post di cui sopra che credo si commenti da solo (nello stesso sito del cantante al momento in cui scrivo non ha collezionato che 33 like – meno di un niente per un simile personaggio, immagino, e pure questo vorrà dire qulacosa). Sorvolando sulla scrittura afflitta da quella che sembrerebbe essere una sorta di Sindrome Del-bambinello-dentro pseudo-wordsworthiana, non ci si può che meravigliare davanti alla “leggerezza” retorica con cui questo personaggio pubblico – che dunque ha una responsabilità anche estetica sostanziale – parla dell’infelice accadimento di ieri nel Tribunale di Milano. E davanti alla “leggerezza” con cui i media riprendono questi ragionamenti da couch-potato.
Non credo di poter essere tacciata di simpatie renziste, ma gettare sul governo la “colpa” di un atto di follia – seppur cucinando le circonlocuzioni dentro impasto di melassa – mi pare davvero esagerato, anche a dispetto dello stile fanciullesco. Non parlo poi dell’illogicità e dell’assurdità della domanda retorica di chiusura perché sarebbe un poco come sparare sulla Croce Rossa. Altra cosa sarebbe stato un corposo ragionare sulle corrette metodologie di security da adottare per impedire che simili tragedie si ripetano oppure una cogitazione logica sul clima da guerra-aperta che a mio avviso si respira fin troppo spesso nel nostro paese contro i giudici e la magistratura, ma io francamente non vedo né l’uno né l’altra nella nota in oggetto. Vedo piuttosto tanta demagogia gratuita di cui penso si potrebbe fare a meno, del resto ad ammorbarci in questo senso bastano i tanti (troppi) talk-show televisivi.
Diversamente da come la pensavo al tempo della mia adolescenza, oggidì il cantante Celentano mi piace, lo penso alla stregua dei grandi cantautori italiani che adoro, ritengo però che come “opinionista” manchi della competenza (per quanto possa sembrare strano, assicuro che anche per fare il “critico” bisogna studiare e qualora li necessitasse sarei felice di consigliare a Celentano diversi manuali di critica testuale che usavo all’Università), del know-how tecnico e della necessaria capacità logica di ragionamento. Per quanto mi riguarda, assicuro di avere perfetta coscienza di quali siano le mie “qualità canore” e che non mi verrebbe ma in mente di mettermi a cantare “Azzurro” in pubblico, per rispetto del suo cantore originale, della canzone stessa e delle facoltà uditive degli altri. Di sicuro non lo farei manco se l’eterno giornalista “zelante” italico pensasse bene di lisciarmi l’ego con pezzulli francamente imbarazzanti.
Naturalmente se il giornalismo testé menzionato linka o commenta i suoi post mica possiamo darne la colpa a Celentano. Tuttavia dato che gli vogliamo bene un consiglio spassionato e sincero glielo possiamo dare senz’altro visto che sicuramente non lo riceverà dai professionisti dei nostri media: si limiti a cantare, nella vita non si può fare tutto!
Featured image, melassa, author Badagnani, source Wikipedia.