Torno a parlare di arte, ma non solo.
Leggere titoli di articoli come “Con la cultura si mangia. Eccome.” o “Quanto vale la Cultura?” mi procura un irrigidimento totale della spina dorsale e un’apertura oculare pari al 100% della normale estensione.
Nuovoeutile pubblica il documento “L’economia della cultura in Europa” un po’ datato ma d’effetto.
Riguarda i professionisti di design, architettura, pubblicità, moda, fotografia, artigianato, cinema, musica, radio e TV, libri ed editoria, web, videogiochi, teatro, arti visive e dello spettacolo; e coloro che si occupano del patrimonio di musei, biblioteche, siti archeologici e archivi.
La fattura del 2003 supera infatti i 654 miliardi di euro pronti a decollare negli anni successivi (il doppio dei 271 miliardi dell’intera industria automobilistica).
“Il settore culturale e creativo è, infatti, un settore in forte crescita con un tasso di sviluppo più rapido rispetto al resto dell’economia. Esso produce, infatti, un elevato numero di posti di lavoro, diversi tra loro e richiedenti spesso un alto livello di qualificazione.“
Il 46,8 % di chi lavora nel settore ha almeno un titolo universitario contro il 25,7% dell’occupazione totale, e l’Agenda di Lisbona lo sa bene e integra il settore culturale e creativo al suo interno con obiettivi precisi quali:
• Aumentare e migliorare gli investimenti nella creatività.
• Migliorare la creazione, la promozione, la distribuzione e l’accesso alle attività ed ai contenuti culturali.
La cultura non va sottovalutata, essa è l’input creativo al processo di produzione di beni non culturali e – come una fonte d’innovazione – permette di sedurre i cittadini europei all’idea d’integrazione europea. Difendila!