“Lasciate almeno che mi copra!”, aveva protestato debolmente Martha, rivolta a quegli uomini venuti a portarla via. Nell’imbarazzo generale le era stato concesso di vestirsi e, mentre il padre seguiva il pastore che benediva la casa, lei aveva indossato in fretta l’austero abito marrone e il grembiule appeso al chiodo.
Calzate le scarpe e coperti i capelli, aveva abbracciato la cognata, rassicurandola e affidandole la famiglia, poi aveva cercato con lo sguardo la mamma, che era ancora immobile presso la scaletta.
La donna aveva tra le braccia quelle che secondo il reverendo erano le prove della colpa di stregoneria, e davanti a quegli indumenti che le appartenevano, Martha aveva trattenuto il fiato.
Era accaduto un mese prima.
Mentre lavava i panni al fiume, Martha era stata sorpresa da un rumore fra gli arbusti. Preoccupata, si era voltata verso l’argine, guardandosi attorno, ed era stato allora che Joshua si era mostrato. Probabilmente la stava spiando da qualche tempo, perché non sembrava sorpreso quanto lei che, inquieta, aveva ritirato le vesti insaponate ammassandole vicino al mastello.
“Buongiorno Martha.”, aveva gracchiato il ragazzo avvicinandosi.
Non lo aveva mai visto così in disordine: era sporco, i capelli sudati sembravano più scuri, la camicia era tutta storta e fuori dai pantaloni, che teneva con una mano, mentre con l’altra ad artiglio la chiamava a sé.
Sembrava contrariato, nonostante il sorriso accattivante: “Martha perché non mi ascolti? Io ti chiamo ogni notte ma tu non rispondi, busso alle tue finestre ma non ti affacci mai. Aspetto la tua visita ma non mi vuoi più. Non ti fai più vedere e toccare. Perché Martha? Io ti voglio!”
Lei, inginocchiata fino a quel momento, si era messa in piedi: “Che cosa stai dicendo, fratello Joshua? Non dire queste cose, il Signore ti ascolta!”
“Il mio vero signore adora vederci insieme! È lui a farti quel prurito. E chi l’avrebbe mai immaginato che Martha l’insulsa sapeva volare con i pensieri? La tua testolina ha una fantasia sfrenata, lo sai? Mi piace, mi piace…”, e un filo di bava aveva preso a scendere come filo a piombo dal suo labbro farneticante.
Succube di quello sguardo allucinato, Martha si era sentita stringere il ventre da una sensazione fin troppo famigliare, e aveva desiderato cedere al languore di quell’invito osceno. Il tempo era fermo, regnava il silenzio, e a Martha pareva di sentire il calore di Joshua attorno a sé, la stretta delle sue braccia, mentre un capogiro la induceva ad arrendersi.
Poi, la sollecitudine delle parole del ragazzo era diventata inquietante, gli uccelli avevano ripreso i loro richiami, squarciando l’incantamento, e lui era esploso in un’orrenda bestemmia che aveva finalmente riscosso Martha.
Ritornando in sé, la ragazza aveva scoperto che Joshua era ancora distante, a qualche metro da lei, e non poteva averla stretta tra le braccia o toccata. Reagendo, aveva preso a lanciargli i lucidi ciottoli del fiume: “Vattene! Tu sei pazzo!”
Per ripararsi dalla gragnola di pietre, Joshua aveva incrociato le braccia sul capo e i pantaloni erano caduti miseramente attorno alle sue ginocchia, mostrando brutalmente la sua virilità eccitata.
Spaventata, Martha era corsa lungo l’argine, verso la collina, abbandonando i panni da lavare, mentre Joshua tentava goffamente di seguirla, cadendo nel fango.
Al suo grido di dolore, Martha si era istintivamente voltata: come aveva potuto farsi ingannare in quel modo? Il ragazzo pareva un alienato mentre si contorceva nel limo, ululando il suo amore per lei, dicendo e facendo cose immorali che Martha non avrebbe mai dimenticato.
In preda al panico era scappata, ma una volta a casa, troppo scossa ed inorridita, non aveva avuto il coraggio di denunciare l’aggressione e aveva raccontato di essere stata sorpresa da un orso. Il padre e i fratelli erano subito partiti a caccia dell’animale, e quando lei e la mamma erano andate sul fiume per recuperare il bucato, di Joshua non c’era traccia.
Accorgendosi che nel mastello mancavano degli indumenti Martha si era sentita male, ma la mamma l’aveva consolata dicendole che la sottoveste e la cuffietta di lino probabilmente erano state trascinate via dalla corrente.
Ora quei vestiti erano la prova della sua colpa, ed erano tra le braccia di sua madre.
La ragazza li aveva fissati, temendo il giudizio severo della mamma, e per questo abbassò il capo e fece per passare oltre ma, una volta sotto l’architrave, la mano ruvida di sua madre le carezzò la guancia, in un gesto che era solo muta comprensione e incoraggiamento.
Un gesto inaspettato, talmente insolito da farla scoppiare in lacrime.
Quei singhiozzi si unirono a quelli dei suoi famigliari e la accompagnarono lungo la strada.
Martha si quietò solo una volta giunta alla prigione.
World’s translator
//
//