Ad attendere la presunta strega nella cella c’era la piccola Ellsbeth, con il viso sparuto e le occhiaie scure: sembrava sfinita. Martha aveva allargato le braccia e aveva accolto la bambina che si era rifugiata contro di lei. Avevano pianto in silenzio, una volta rimaste sole. Non c’era nessun altro nel sotterraneo, un braciere ardeva in un angolo ma non scaldava abbastanza e le due ragazzine si erano sedute sulla paglia, e pregando avevano visto arrivare l’alba. Quando Ellsbeth si era addormentata, Martha aveva ragionato sulle parole di Sarah Carver, che le aveva suggerito di intessere una storia credibile che le scagionasse, senza arrivare all’estorsione tramite la tortura.
La paura del dolore era così agghiacciante e densa, che Martha la sentiva scendere nello stomaco come miele viscido e denso, acido come bile e doloroso come fuoco sulla carne viva. Cercò di non piangere, mentre con le dita lisciava i capelli della bambina abbandonata sulle sue ginocchia, e si sentiva segretamente in colpa. Joshua sembrava tanto buono, una volta, come poteva aver fatto quelle brutte cose ad Ellsbeth, azioni che nemmeno in sogno avrebbe immaginato? E perché accusare di stregoneria proprio lei? Martha non riusciva a capacitarsi di una tale follia.
Pensava anche al fidanzato, che probabilmente era ancora ignaro della sua carcerazione, e il timore del suo giudizio la faceva quasi svenire dal dispiacere. Le avrebbe creduto? Avrebbe ritrovato la serenità appena conquistata? Sarebbe riuscita ad ottenere l’assoluzione? Se il pastore Carver le avesse mostrato benevolenza, invece di ignorarla con freddezza, se non l’avesse fatta sentire colpevole consegnando a sua madre la sottoveste e la cuffietta che Joshua le aveva rubato al fiume, se non si fosse sentita tanto insignificante!
Fidarsi di Sarah era l’unica soluzione.
Mentre la invocava, Sarah comparve. Martha accennò a un sorriso e si accorse di non essere più infastidita dal marchio a fuoco sulla fronte della donna che, porgendole la colazione, sollevava con delicatezza Ellsbeth dal suo grembo.
La bambina sbatté le palpebre, risvegliandosi, e si abbandonò su Sarah, che prese ad imboccarla intingendo il pane nel latte: “Su, uccellino, mangia. Non puoi farti eterea come una piuma…”
Martha si scoprì affamata e si gettò sulla pagnotta, mentre la donna spiegava: “Tua madre è fuori, le sarà permesso farti visita a metà mattina. Potrà aiutarti ad imbastire una storia…”
“Non ho fatto niente, non ho nulla da inventare!”, dichiarò Martha con risolutezza.
La signora Carver scoppiò a ridere: “Allora ce l’hai, la voce! Credevo fossi muta. Mi fa piacere vederti reagire, vuol dire che lotterai per la libertà, che non sei una fiacca e influenzabile pupattola. È un bene.”
Martha arrossì a quello che doveva essere un complimento e abbassò il capo: tra i Fratelli di fede erano il silenzio, l’ubbidienza e la modestia, a stabilire le virtù di una persona ma Sarah Carver era lontana da tutti i valori della comunità, e ciò si notava nei suoi gesti genuini e naturali, diversi dalle pose trattenute e rigide delle donne che Martha conosceva. Ellsbeth, destinataria ora di dolci carezze, sorrideva estasiata con le guance finalmente arrossate e Martha desiderò essere abbastanza piccola da rifugiarsi nell’abbraccio.
Rimasero in silenzio finché la bambina non fu nuovamente addormentata e la donna le chiese, con tono fermo e diretto: “Perché ti ha accusata? Perché proprio te?”
La ragazza sospirò e scosse il capo in un diniego. Come poteva spiegarle che nasceva tutto dai suoi sogni peccaminosi? Che per colpa di una fantasia troppo audace aveva attirato le attenzioni di Joshua? Che inspiegabilmente lui pareva leggerle nei pensieri? Che la desiderava come un animale? Se avesse raccontato la verità, l’avrebbe presa per pazza!
“Hai un neo sul fianco sinistro? E su quel braccio, vicino alla spalla, ti cresce per caso un pelo biondo, lungo come un capello?”, le domandò a bruciapelo Sarah.
A Martha andò di traverso la saliva, prese a tossire fino alle lacrime, poi mormorò con voce strozzata: “Come lo sapete…?”
Sarah fece una smorfia, alzando gli occhi al cielo: “Dannazione, dovresti dirmi come faccia a saperlo lui! È Joshua ad aver svelato questi particolari e pare avere in pugno i saggi della comunità. Non so che cosa spinga mio fratello a credergli, ma di certo non ha intenzione di alimentarne il clamore. Se sei intelligente come penso, non farti tentare dall’idea di accusare altri e tieni la lingua fra i denti. Sarà creato un tribunale segreto, William vuole tenere nascosto lo scandalo, che non deve varcare i confini di Marblehead, quindi sarà meglio che tu ti tenga pronta a fare ciò che ti dico. Quel che mi preoccupa ora è che metteranno alla prova questa piccola innocente, Ellsbeth. Non le sarà fatto del male, almeno me lo auguro, ma se credi in Dio, prega per lei.”
Solidale, e con gli occhi grandi di spavento, Martha annuì.
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