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Quello che mi resta del #TBDI14

Creato il 13 ottobre 2014 da Paola Annoni @scusateiovado

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Sono brava a raccontare, a condividere pezzi del mio cammino, a bere in compagnia, ad ascoltare quello che hanno da dire gli altri, a farne tesoro, a sentirmi meglio e più ricca dopo.

C’è una cosa che però non mi riesce bene e su cui sto cercando di lavorare da così tanto tempo che ormai è al limite del patologico: credere in me stessa.

Tutto questo però ha dei vantaggi, e uno di questi è riuscire a sentire le emozioni più forti degli altri, le emozioni più piccole che però ti provocano un brivido lungo la schiena. E’ quello che – ammetto- ho provato giovedì mattina, quando mi sono messa il mio pass al collo per il TBDI14, e sopra c’era il mio nome, quello di scusate io vado, ed una grande scritta verde. Blogger.

Dietro a questo evento ci sono state una quantità di polemiche incredibili, alcune giustificate, altre a parere mio, no. Ho sentito parlare di cospirazione, spionaggio, falsità, numeri gonfiati, risse mediatiche e chi più ne ha più ne metta. Alcune persone sono decisamente mancate, perché avrebbero dato tanto valore aggiunto alla categoria. Ma è andata, ed io, con una buona dose di ottimismo, penso a quello che mi sono portata a casa (oltre ad alcuni gadget e molte penne), quello che mi ha reso una persona migliore.

  • Il buon tacer non fu mai scritto. Non dico di mordersi la lingua, ma contare almeno fino a tre prima di parlare sarebbe buona norma in qualsiasi situazione. E c’è chi con un buon sorriso, una buona dose di educazione ed un silenzio voluto, ha fatto più bella figura di altri.
  • C’è chi ne sa sempre più di noi. Sempre.
  • L’arroganza e l’aggressività non pagano. Professionalità a parte (quello è tutto un altro discorso), sono fermamente convinta che un ente se deve scegliere un testimonial, farà cadere la propria scelta su una persona empatica, sorridente, positiva, ben predisposta… Piuttosto che uno che denigra gli altri e punta il dito solo sui numeri ( che a volte, non vogliono dire proprio una mazza).
  • Le nicchie di mercato contano moltissimo.
  • L’italiano NON E’ UN OPTIONAL. Ad ascoltare alcuni strafalcioni di blogger quotatissimi mi volevo mettere del cerume nelle orecchie. Anche di qualcun altro.
  • Non giudichiamo un libro dalla copertina, e quindi non giudichiamo una persona solo dal suo blog. Persone e blogger sono due cose diverse, e ben distinte spesso. C’è chi dal vivo è molto peggio, c’è chi è stato una stupenda rivelazione. Ma per piacere, prima di macellare una persona, almeno cerchiamo di stringerle prima la mano (poi, ognuno fa un po’ quello che vuole).
  • La categoria del blogger ha un’immagine da difendere, per credibilità. E su questo dobbiamo lavorarci tutti, e non sto parlando dei soliti soldi. Se vogliamo che aziende ed enti prendano in considerazione in nostro lavoro cerchiamo di non renderci ridicoli. Un blogger capriccioso e magari maleducato che si presenta ad un ente farà pensare all’ente che la media è così (purtroppo, se volessi chiamarlo come una figura retorica direi che un blogger è una sineddoche del blogging). Se incontra lo scroccone, penserà che tutti i blogger si porterebbero via dall’hotel pure le lenzuola pur di portare a casa qualcosa.
  • L’entusiasmo cronico è una bella malattia. Non ancora abbastanza diffusa.
  • I blogger non sono tutti scrocconi (per fortuna). Se vi viene da chiedere qualcosa gratis, pensate al prezzo di quella cosa: quello è il valore dello spazio sul vostro blog. Se parliamo tanto di professionalità, davvero valiamo il costo di una pizza ed una birra? O è meglio pagarci la pizza e la birra e crescere come autorevolezza di opinioni? (questo ragionamento non è mio, la maternità devo darla ad Irene di via che si va)
  • Ci sono persone che abbracciano. E persone che abbracciano per più di 5 secondi. E a parte un lieve imbarazzo iniziale poi ti accorgi di quanto è bello e quelle persone te le porteresti a casa agganciate tipo koala. E se la Francesca si sta chiedendo se sto parlando di lei, sì, sto parlando di te.
  • L’umiltà apre ogni porta. Tutte, ma proprio tutte. Ho parlato con persone che hanno viaggiato molto più di me, e non se ne vantano mai, non fanno mai i saccenti, non te lo fanno pesare. Ma il valore di queste persone è intrinseco e palese. Se continui a dire quanto vali, la gente si chiederà se lo dici perché neanche tu lo sai quanto vali.
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  • Ho visto scene di panico e fanatismo puro nei confronti di alcune blogger. Emozione vera, imbarazzo quasi da teenager, curiosità assoluta di scoprire se erano persone “normali”. Le superstar in questione sono persone normalissime, che a quanto pare lavorano molto bene, perché si fanno amare così, solo scrivendo. 100 punti stima da parte mia. Complimenti.
  • Ho sorriso molto scoprendo che sono la blogger preferita della mamma di Elisa Chisana Hoshi. E mi piacerebbe conoscerla. Perché se ha fatto una figlia così, deve per forza essere fortissima.
  • Non c’è nulla che mi dia più soddisfazione di un “ah, si, certo, scusate io vado! Ti leggo spesso, bello il tuo viaggio in Birmania” (o in qualsiasi altro posto).
  • Le opinioni degli altri contano, ma non troppo.
  • Devo leggere meno ( i blog che non mi piacciono). Citando un mio amico che ha letto qualcosa di davvero scritto male, mi viene da dire “poi scrivo peggio”. Ed è vero.
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  • A volte certe persone sembrano tanto dolci e carine e che la loro vita si fatta solo di cupcake e giornate di sole.  Ma mandano giù palettate di merda. Ma hanno l’intelligenza di passare oltre.
  •  L’affinità con delle persone che si sentono outsider, non capite, “strambe”, emarginate perché con idee differenti, isolate da amici storici, inseguitrici di sogni… Beh, mi fa sentire meno sola. Chi sceglie di viaggiare, di staccarsi da un lavoro tradizionale, di inseguire una strada alternativa, di cadere, inciampare, rovinarsi le ginocchia e continuare comunque a farlo… E’ un diverso. Se eravamo lì, siamo tutti un po’ “diversi”. Al posto che farci la guerra, è bello capire come far fruttare questa anomalia. A volte poi nascono anche splendide amicizie.
  • Se in questo periodo mi si era un po’ calmata la voglia di viaggiare, adesso è un casino. Partirei domani per la Malesia. Anzi no, per l’Iran. No dai, il Portogallo e poi le Azzorre. Ma se si potesse andare in Australia… Ecco, un macello.
  • Un bel sorriso vince sempre. Su tutto.
  • Ho guardato il bellissimo video di Denis Strickner sulla serata finale. Su 500 persone invitate e ore passate lì, ovviamente io vengo immortalata mentre butto giù un bicchiere di vino. Ormai sono condannata ad essere “the girl with the glass”. Giuro che nella vita faccio altro, oltre che bere vino.

Devo fare una dovuta aggiunta che mi sono proprio dimenticata. Ma è doveroso metterla. Ci sono blogger che ci tengono che tu faccia bene, e ti danno consigli, ti “sgridano” se scazzi, ti correggono all’occorrenza. Disinteressatamente e per il tuo bene. Ed è bellissimo. Se poi lo fanno con accento veneto è ancora più bello.


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