The Great Gatsby (diretto da Jack Clayton, 1974)
Nella notte del Grande Gatsby
un mago mi ha svelato i segreti del fulmicotone
perché nella manipolazione non c’è più niente da inventare
solamente un Bolero fa la differenza
Una luna può esplodere in milioni di coriandoli
e rimbalzare di colpo al suono di un Valzer
ma il Gattopardo non è leone come i nostri mostri Orientali
crostacei eviscerati fanno da letto alle loro interiora
(si può essere ghiotti della carne quando a presentarcela c’è la morte)
spaventano però il sangue e i nostri legamenti
perché siamo i loro fantasmi nel nostro buio.
Draghi dai lunghi baffi si fanno mansueti alla danza dei leoni
ambasciatori imbarazzati ne dipingono gli occhi
Nian ha paura dei rumori, si agita allo strepitio dei nostri piatti
ma le forchette della casa sono per lui preda e divertimento.
Mi sono fermato un attimo, ad attendere, l’eclissi c’è già stata e la luna non è più rossa
donne di marmo, languide, mi svelano la bellezza del loro pube.
Una rana mi ha chiamato, la sua isola emerge dal retro di un esistenza
a vegliare su di noi ombre di ninfe e giardini labirintici
perché la nostra conversazione è sacra e non possiamo essere visti
L’ho visto negli occhi, dietro i suoi occhiali da sole
Una Limonaia può contenere una Bibbia come un Gran Prix di Monaco
Montecristo tace al mio passaggio
Sono sicuro che sia reale: “guarda dentro e ricordati perché noi siamo fuori”