(Una donna è comodamente seduta su una poltrona. La luce soffusa di una lampada. Una tazza di tè. Un quotidiano tra le mani. Le sue considerations prima di andare a dormire)
Quello che sente una donna è difficile da trasmettere con le parole.
E’ l’eterna lotta del dire senza riuscire esattamente.
La donna sente nel corpo l’armonia delle piccole imperfezioni che fa del suo corpo, un corpo autentico.
Quello che sente una donna è sintonia con le cose; del conservarle e non consumarle attraverso un perpetuo fagocitare.
E’ l’incontro delle diversità e del cambiamento, perché il cambiamento non fa paura quando si convive con i cicli che si presentano ogni mese.
Quello che sente una donna è il profondo desiderio di realizzare pienamente se stessa, in accordo con il suo essere donna e non attraverso l’imitazione dell’ uomo.
(appoggia di nuovo gli occhi sul giornale e poi riprende il filo del suo pensiero)
La tradizionale divisione dei ruoli. I giochi di potere…
Ogni cosa si è organizzata attorno all’universo maschile.
Ecco perché non siamo ancora in grado di costruire una nostra identità pubblica.
Ecco perché assistiamo al fenomeno dell’autoesclusione delle donne dalle posizioni di potere: molte donne per rivestire posizioni di comando hanno dovuto rinunciare alla famiglia, al loro benessere personale e alla loro identità femminile….e nel peggiore dei casi hanno dovuto mercificare il loro corpo come merce di scambio…
(riguarda il giornale e si sofferma sulle immagini della pubblicità)
Il Maschile e il Femminile, modelli che organizzano e definiscono il modo in cui noi conosciamo la realtà, costruiamo la nostra identità e ci rappresentiamo il mondo…Vamp, veline, manager oppure mamme….
Ma esiste qualcosa in comune a tutte queste donne?
La prima ondata di femminismo si è impegnata a dimostrare che possiamo fare tanto quanto gli uomini, se non più e meglio. Il valore delle donne deriva quindi dall’identificazione con il maschio.
Ma siamo certi che vogliamo imitare gli uomini?
Forse è tempo di cercare alternative: possiamo pensare il maschile e il femminile come due forme d’energia primordiali su cui si regge l’universo.
Come lo Yin e lo Yang che si trasformano costantemente l’uno nell’altra.
Il tempo maschile, lineare, si sviluppa come successione di passato, presente e futuro. Il tempo femminile invece è circolare, evolve come una spirale.
Il tempo maschile compone le nostre vite secondo le convenzioni del vivere sociale, mentre il tempo femminile è il tempo della dimensione interiore e della vita emotiva.
Dato che nella nostra cultura predomina il maschile, sono poche le persone che riescono a sperimentare un modo diverso del vivere.
Ci sentiamo travolti dagli eventi, schiacciati dal quotidiano, incapaci di dare un senso a ciò che accade, intrappolati in una nevrosi collettiva il cui sintomo è la costante mancanza di tempo, di fiducia e senso del bello.
Le donne sono definite e valutate secondo un modello maschile che le fa risultare perdenti. Le logiche aziendali privilegiano, infatti, attributi maschili come efficienza, razionalità, intelligenza analitica, la competizione.
Dove sono finite la gentilezza, la delicatezza e la grazia?
Uscite a forza dal nostro vocabolario, rischiano di uscire dal modo di rapportarci col mondo.
Il femminile è svalutato perché è ridotto al servizio dell’uomo sotto le due forme della bellezza e dell’obbedienza.
L’idea della bellezza riduce il valore della donna ad una semplice proiezione del desiderio maschile e la mette in una posizione di dipendenza fanciullesca.
Proprio come la vorrebbero certi “papi”, assuefatti all’oscura soddisfazione dei propri sensi, annebbiati dalla follia di un improprio potere legato al denaro e al sesso.
Se TV, pubblicità, stereotipi, incalzano nella nostra cultura, è perché quell’uomo ha paura. Paura della diversità, del confronto, perché rigido e incapace di trasformarsi e di reinventarsi.
Guardo tutte queste immagini di donne provocanti per il compiacimento dell’uomo e mi dico che, invece, la donna dovrebbe sapere tutte queste cose per costruire l’autentica dimora del suo esistere!
(Ripone il giornale e rimane ad ascoltare. La luce diventa soffusa, una musica di sottofondo. Poi esce di scena)