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Quello non ero io – ottava puntata

Creato il 24 gennaio 2011 da Olineg

 

Quello non ero io – ottava puntata

opera di Banksy

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-Sparta, ripeto: io non ne so niente…
-Ma sei sicuro? Magari te ne sei dimenticato…
-Ma stai scherzando? Figurati se non ricordo una cosa del genere… rilassati e non dimenticarti l’appuntamento di stasera.
Saluto Renato e chiudo il cellulare facendolo schioccare come una nacchera.
Samuel è disteso sul divano, sul mio divano. Ha un’aria rilassata. Lo vedrei a fumarsi una sigaretta, ma lui non fuma. Io invece sì; sfilo una sigaretta dal pacchetto e gli do fuoco.
-Renato dice che non ha dato il mio numero a nessun prete o roba del genere.
Samuel si volta verso di me, lento. Mi guarda dall’abisso del suo relax.
-Domani andiamo e vediamo di che si tratta. Che problema c’è?
Mi dice.
-Voglio capire come ci hanno trovato.
Gli rispondo.
Spengo la sigaretta. Le spengo sempre prima della fine, almeno un paio si centimetri prima del filtro.
-Ma chi te li da tutti quei film?
Mi chiede Samuel. Ora è completamente sdraiato e torce il collo all’indietro per osservare una montagnola di dvd.
-Chi vuoi che mi li dia… li compro…
Samuel riassesta il cranio facendo scrocchiare le prime vertebre.
-Non ci siamo mai lavorati una videoteca. Ci hai mai pensato?
Sono concentrato su quella maledetta chiesa, però la domanda di Samuel mi punge le cervella. Come si può sabotare una videoteca? Forse scambiando le targhette dei film, così quando un bravo padre di famiglia, separato ma responsabile, rifila per l’ottava volta “Alla ricerca di Nemo” alla sua bimbetta, in quel momento ecco che parte “Le porno collegiali”. Allora il bravo paparino, separato ma responsabile, e che lavora nella guardia di finanza, s’incula il videotecaro.
-Ma quanti ne vedi in una settimana?
-Dipende… se rimango a casa ne vedo anche tre, quattro in un giorno…
Samuel increspa le labbra come a voler fischiare, però non fischia.
-Se la vita ti avesse detto culo avresti fatto il critico cinematografico…
Mi dice.
-No, se la vita mi avesse detto culo avrei fatto l’imprenditore, anzi no, avrei fatto lo sbirro…

Il poliziesco è il mio genere cinematografico preferito. “Milano calibro 9” di Fernando di Leo è quello che mi piace di più. O forse no. Però è il migliore che ora mi viene in mente. E forse non è neanche un vero poliziesco. “Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica”, quello sì che è un bel film, però probabilmente neanche quello è un poliziesco.
Il mio regista preferito, invece, è Lina Wertmuller, forse dovrei dire la mia regista preferita, ma non rende l’idea; Lina Wertmuller è il mio regista preferito. Nessun altro autore è più virile di lei. Gli uomini dei suoi film quando si innamorano non sembrano mai delle fighette.
“Pasqualino 7 bellezze” è il suo capolavoro. Lo vidi da ragazzino; certo non riuscivo a capire la poesia di certe trovate come l’anarchico che si suicida tuffandosi nella latrina, o lo sguardo di Giannini allo specchio una volta tornato a casa, eppure capivo che in quelle facce c’era qualcosa di grande, di sacro, ma un sacro che non aveva nulla a che fare con quello che mi insegnavano al catechismo. E dopo aver visto quel film cominciai a fantasticare su mio padre; non mi hanno mai detto nulla di lui, ma io cominciai a credere che avesse avuto una serie di disavventure per il mondo, che avesse avuto centinaia di donne, che doveva assomigliare a Giancarlo Giannini.
Intendiamoci: non mi è mai mancato un padre, non mi è mancata nemmeno una madre. Mi è bastata mia nonna.

Continua…

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