Ho fatto passare quindi un po' di giorni nel silenzio, ma friggevo per raccontarvi una cosa.La scorsa settimana sono andata per lavoro a Reggio Emilia. E siccome era un momento di mio odio nei confronti dell'umanità intera, ho scelto di andarci in macchina e di evitare così qualsiasi contatto umano e disumano in treno. E, diciamocelo, ho scelto soprattutto di evitare Trenitalia con tutto ciò che si porta dietro. Ah che meraviglia. Se fatti sporadicamente, i viaggi in macchina sono una vera pratica zen. Senti la musica che vuoi, ti fermi quando ti pare, parli da sola facendo considerazioni profonde sul senso della vita (senza che nessuno ti contraddica), e quando hai bisogno di adrenalina ti immagini sfide all'ultimo chilometro con quel monovolume che ti ha superato due minuti prima. E poi c'è tutto l'universo dell'Autogrill. Un mondo veramente affascinante. Dove, non si sa perché, tutti si sentono in dovere di comprare un biglietto della Lotteria Italia, come se ci fosse la consapevolezza che tanto, nella nostra vita quotidiana del paesello, non si vince mai niente, mentre è nei luoghi casuali di passaggio che si annida la fortuna.Mi sono fermata tipo a Bologna, per far benzina e bermi un caffè. Più tappa obbligata in bagno. Lo so, ho già affrontato in passato il tema del bagno. Che vi devo dire? Mi farò vedere da uno bravo. Però è li che ho notato una cosa fastidiosa. Come al solito, c'erano i soliti simboli (anche di simboli ho già parlato...aiuto!) che indicavano "uomini" da una parte e "donne" dall'altra. E in più, sulla porta delle donne c'era anche il simbolo della mamma che cambia il pannolino al figlio. E infatti poi entri e vedi che sul ripiano dei lavandini è poggiato un fasciatoio. Uau. Intanto facciamo progressi, perché non so da quanti anni gli Autogrill siano dotati di un tale servizio. Sicuramente quando da piccola viaggiavo con i miei genitori, mi cambiavano sul cofano della macchina. Un sollievo d'inverno e un inferno d'estate. Comunque, il fato ha voluto che proprio in quel momento scendesse ai piani bassi un padre con un neonato in braccio. E allora mi sono fermata a gustarmi la scena. Il padre si ferma. Guarda il simbolo della donna che cambia il figlio e subito assume un'espressione di inadeguatezza. Quel simbolo gli sta dicendo: "Ma sei rimbambito? Non lo sai che sono le mamme che devono cambiare i pannolini? Non penserai veramente di poterlo fare tu?" Con grande forza d'animo, vedo che prova a entrare nel bagno degli uomini e gettare uno sguardo impaurito, alla ricerca di un fasciatoio anche lì. Niente. Solo cumuli di carta bagnata sparsa ovunque (i bagni degli uomini sono sempre così, e non è uno stereotipo). Il bambino inizia a piangere. Il padre esce dal bagno dei maschi. Io sono tentata di aiutarlo, di prendere il fasciatoio e di portarlo momentaneamente nel suo bagno, ma mi fermo. La vogliamo finire di pensare sempre a tutto noi? E poi è giusto che la protesta provenga dai padri, in questo caso. Ha più valore. Con un certo disappunto, il padre risale le scale. "Ah! Adesso lo sentiamo". Penso io. Sicuro andrà a protestare con qualcuno dell'Autogrill. "Insomma, possibile che non ci sia un cazzo di fasciatoio nel bagno degli uomini? Costa 7 euro. Non è un grande investimento". Sì, io avrei detto così. Asciutta. Schietta. E invece no. Un minuto dopo, scende la madre, col bambino in braccio, ed entra nel bagno delle donne per cambiarlo.Caporetto.Disfatta su tutto il fronte.Risalgo e vedo il padre con aria finalmente sollevata, che si beve il suo caffè."Datemi un biglietto della Lotteria, va..."
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