(Avv. Massimo Rossetti, Responsabile dell’Area Giuridico-Legale)
In questi giorni si assiste all’ennesima “guerra” tra società di calcio per l’accaparramento di risorse economiche.
Questa volta sono la Juventus e la Lazio, vale a dire le Società che si disputeranno la prossima SuperCoppa di Lega di Serie A, le protagoniste dello scontro.
A seconda della sede in cui si giocherà la gara, infatti, ballano, a favore o a sfavore dell’una o dell’altra, importi che si aggirano intorno ai 2 milioni di euro e, forse, anche di più.
Tutto nasce dal fatto che la Lega di Serie A ha stipulato un contratto, di cui, peraltro, non si conoscono pubblicamente i contenuti, ad eccezione di alcuni di essi, così come resi noti da organi di stampa, in base al quale organizzatori cinesi, a fronte della disputa in Cina ( Pechino) di gare di SuperCoppa, si sono obbligati a corrispondere determinati importi alle Società in gara e, v’è da presumere, direttamente o indirettamente, anche alla Lega di Serie A .
D’altronde, anche la Juventus riconosce che la gara in questione avrebbe dovuto normalmente svolgersi all’estero, viceversa, detta Società non avrebbe avuto alcun motivo di inviare alla Lega una lettera in data 8 marzo scorso in cui notificava “la propria indisponibilità a disputare la gara di SuperCoppa all’estero” ( ved. Comunicato della Juventus del 14 giugno scorso).
Secondo, poi, quanto riportato in un articolo del 15 giungo scorso su “Il Corriere dello Sport” , a firma di Stefano Agresti, nel citato contratto tra la Lega di Serie A e gli organizzatori cinesi figurerebbe una clausola, secondo cui “La lega, a suo insindacabile giudizio“ , potrebbe decidere di non far disputare in Cina una edizione della SuperCoppa entro il 2014, con facoltà di recuperare l’evento nei due anni successivi.
Se ciò risultasse esatto, sarebbero acclarati due fatti: l’uno, per cui l’unico soggetto legittimato a decidere la sede della SuperCoppa è la Lega di Serie A ; l’altro, per cui, in forza del contratto stipulato dalla stessa Lega con gli organizzatori cinesi, le edizioni della SuperCoppa fino al 2014 dovrebbero, di regola, svolgersi in Cina, fatta salva l’eccezione prevista per una edizione che, “a insindacabile giudizio” della predetta Lega, potrebbe non svolgersi in Cina entro il 2014, per essere recuperata in quest’ultimo Paese nei due anni successivi.
Fatti che sono dirimenti ai fini di un corretto inquadramento giuridico della questione.
Sotto questo profilo, è necessario ed opportuno, innanzi tutto, precisare che la Lega di Serie A, secondo l’art. 1 del proprio Statuto, è un’Associazione di categoria che ha “ funzioni rappresentative delle società associate”, svolgendo “tutti i compiti e le attribuzioni conseguenti”.
In particolare, alla Lega di Serie A compete : di “promuovere in ogni sede e con ogni mezzo consentito, gli interessi generali e collettivi delle società associate” ; di uniformare la propria attività e l’organizzazione interna a “criteri di efficienza, trasparenza, parità di trattamento” ; di organizzare, tra le altre competizioni, la SuperCoppa di Lega e di, in qualità di organizzatrice, di tali competizioni, di commercializzarne i diritti audiovisivi; di rappresentare le società associate nei rapporti, tra gli altri, “con i terzi”.
Alla luce dei compiti e delle attribuzioni sopra enunciate, non v’è dubbio che, nell’organizzare la SuperCoppa, la Lega deve tutelare gli interessi generali e collettivi delle società associate che disputano tale gara, quindi , non di una sola società, dovendosi attenere, altresì, a criteri, non solo di efficienza e trasparenza, bensì anche, e direi soprattutto, al criterio della parità di trattamento.
Per riassumere : la Lega di Serie A è sicuramente l’unico soggetto legittimato a decidere la sede della Supercoppa; altrettanto sicuramente la stessa Lega deve, in ciò, perseguire gli interessi di entrambe le società che disputano la suddetta SuperCoppa e sempre la stessa Lega deve, in ciò, assicurare parità di trattamento.
“L’insindacabile giudizio” che il contratto stipulato con gli organizzatori cinesi riconoscerebbe alla Lega in ordine all’esercizio della facoltà di eventuale differimento di un evento della SuperCoppa, da disputarsi in Cina entro il 2014, nei due anni successivi, è insindacabile solo nei confronti di tali organizzatori, ma certamente non lo è nei confronti delle società associate destinatarie di tale decisione.
Società che, pertanto, in base alle norme statutarie, hanno tutto il diritto di sindacare una decisione del genere: sia dal punto di vista del perseguimento e della tutela di interessi generali e collettivi, sia dal punto di vista della parità di trattamento.
Ne consegue che l’eventuale decisione di non disputare in Cina la prossima SuperCoppa potrebbe ritenersi legittima, solo ove i suesposti criteri (perseguimento degli interessi generali e collettivi e parità di trattamento) fossero stati rispettati.
In caso contrario, la decisione sarebbe da considerarsi illegittima e, in questo caso, la società danneggiata potrebbe chiedere ed ottenere in sede giudiziaria, nei confronti della stessa Lega, il risarcimento dei danni conseguenti.
Sbagliano, quindi, a mio avviso, la Lazio ed il suo legale rappresentante ad avere individuato ed a individuare nella Juventus il proprio interlocutore e la propria controparte, anziché, come avrebbero dovuto e dovrebbero, la Lega di Serie A.
E’ verso quest’ultima, infatti, che và – andrebbe – fatto valere il buon diritto ad una decisione informata ai predetti principi e criteri statutari ( perseguimento di interessi generali e collettivi e parità di trattamento).
Prendersela solo con la Juventus, esentando così dalle proprie responsabilità e dai propri doveri la Lega, è sbagliato anche perché, in questo modo, si finisce per conferire, de facto, alla stessa Juventus un potere che, de jure, non ha.
Quanto sopra, a parte l’uso di espressioni e toni sopra le righe, del tutto inutili e controproducenti.
Ne deriva che, sempre a mio avviso, abbandonando la strada dei comunicati e delle dichiarazioni di mera protesta, di sterile e frustrante “malcontento”, di un rassegnato attenersi “a quello che deciderà il Consiglio di Lega” (ved. le dichiarazioni del dr. Lotito a “Il Corriere dello Sport”, pag.6, del 18 giugno scorso), sarebbe consigliabile per la Lazio e per chi la rappresenta diffidare formalmente la Lega ad adottare decisioni, in ordine all’organizzazione e, soprattutto, alla sede della prossima SuperCoppa, conformi ai doveri statutari del perseguimento di interessi generali e collettivi e, in specie, di parità di trattamento, con espressa riserva, in caso contrario, di chiedere in ogni opportuna sede, anche, se necessario, in quella giudiziaria, il conseguente risarcimento dei danni.
Del tutto stupefacente ed istituzionalmente scorretto è, altresì, il fatto che il Presidente della Lega di Serie A abbia pubblicamente dichiarato (ved. la citata pagina de “Il Corriere dello Sport”) che la prossima SuperCoppa si disputerà, non in Cina, bensì in Italia.
Con ciò anticipando decisioni che competono esclusivamente agli Organi collegiali della stessa Lega, prima della riunione già convocata di questi ultimi.
Una così grave, pacchiana ed irriguardosa scorrettezza istituzionale che sarebbe, a mio parere, più che sufficiente per reclamarne e giustificarne le immediate dimissioni dalla carica.
Un Presidente che, anche in questa circostanza, monotonamente reitera il ritornello, ormai una vera e propria ossessione, della legge sugli stadi (dichiarazioni a SKYSport 24 del 17 giugno scorso).
Un reiterazione diventata così struggente da evocare i versi della “Chanson d’Automne “del Poeta Paul Verlaine “I lunghi singhiozzi dei violini d’autunno colpiscono il mio cuore di un monotono languore”.
Presidente che, però, si guarda bene dallo spiegare se, nella legge in questione, tra le “compensazioni per gli investimenti” , egli intenda si debba ricomprendere la realizzazione di interi quartieri residenziali e commerciali, addirittura di piccoli-medi Comuni , con 5/6.000 o, persino, 20.000 abitanti, magari in aree inedificabili poiché sottoposte a vincoli ambientali.
Una legge la cui approvazione nella precedente legislatura è, come egli dice, “Caduta sul filo di lana”, proprio perché, come egli non dice, con essa si voleva far passare che, tra le compensazioni per gli investimenti, rientrasse la realizzazione dei predetti insediamenti nelle aree predette.
D’altra parte, ben può essere comprensibile l’imbarazzo di chi, questa volta, non si sente di fare la voce grossa, pur essendo abituato a farla e pur avendone buone ragioni, sia nei confronti della Lega di Serie A sia nei confronti del Presidente di quest’ultima.
In una sorta di nemesi storica, quella Lega con la maggioranza che il legale rappresentante della Lazio controlla o ha finora controllato e quel Presidente che egli ha contribuito decisivamente a fare eleggere, Lega e Presidente che ora lo ripagano con una così ingrata e amara moneta.
Ad oggi, salvo improbabili colpi di scena, la prossima SuperCoppa, di fatto, almeno per quanto riguarda la sede, l’ha vinta la Juventus: forse la Lazio e chi la presiede hanno dimenticato o hanno trascurato che, in certi ambiti associativi, spesso,per non dire quasi sempre, i voti non si contano, si pesano.
L’intera vicenda, infine, mi fa venire in mente che “In tutti i Paesi ho veduto gli uomini sempre di tre sorta: i pochi che comandano, l’universalità che serve e i molti che brigano“ ( Ugo Foscolo, dalle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”).