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Questa è l’America

Creato il 07 aprile 2021 da Annalife @Annalisa

Sull’onda del saggio su Haiti appena letto, e profittando della proposta del Circolo di lettura, ho affrontato le duecento paginette di questo libro pronta a meravigliarmi anche qui per tutte le cose che non sapevo sull’America. Che poi, a voler essere precisi, si dovrebbe parlare di Stati Uniti ma, tant’è, dai tempi del fu presidente Monroe (e del suo ministro degli esteri), con la storia dell’America agli americani sono gli USA che la fanno da padrone, anche nel linguaggio.

Questa l’AmericaQuesta, signori, è l’America

Detto questo, i capitoli del libro scorrono quasi che è una meraviglia; inciampano un po’ soltanto quando, dovendo trattare di argomenti peculiari e non semplici (come la distribuzione dei voti durante le elezioni, le percentuali, le statistiche) la specificità delle precisazioni intralcia un po’ l’agilità della scrittura. Roba da poco, comunque, che si supera in fretta, soprattutto dopo che ci si è fatti schiaffeggiare ben bene da un primo capitolo (dedicato alla piaga degli oppiacei e al loro diffondersi nella società statunitense) che ti precipita in argomento e lì ti trattiene. Perché anche questa volta avvenimenti di cui abbiamo sentito parlare da lontano sono smontati, analizzati e poi rimontati dopo aver disinnescato i soliti stereotipi che ci portiamo dietro grazie (!) ancora una volta alla semplificazione o all’oblio dei nostri media, o alla nostra superficialità.

Ogni capitolo tratta un argomento diverso: l’oppio (per il popolo), il governo federale, l’indignazione disordinata per questo o quello, il caso dell’acquedotto di Flint, la California supercompetitiva e regressiva, le armi (terribile), la radicalizzazione della politica (il becero salvinismo non è nato qui ma là), il sistema democratico declinato alla statunitense, con tutte le sue disfunzioni.

Lo stile è chiaro, e apparentemente equidistante: d’altra parte, anche volendo, mica si può parlare bene di chi sollecita la dipendenza dai medicinali, o copre l’inquinamento da piombo di un acquedotto; non si può simpatizzare per chi porta nell’agone politico l’assalto a ogni costo, l’incoraggiamento a “essere cattivi”, la guerra per il potere in cui tutto, ma proprio tutto, è lecito; e si scuote la testa sulla stupidità di un popolo che ‘produce’ degli Stephen Paddock (cinquantotto morti, centinaia di feriti) e reagisce comprando altre armi che produrranno altri Paddock…

Certo, quando ho raccontato in casa, allibita, quello che successe nella cittadina di Flint, col sindaco che beve acqua al piombo (sto semplificando) per convincere tutti che non vi è nulla da temere, quando ho raccontato questa cosa mi sono sentita dire che anche Obama lo aveva fatto (e Obama nel testo non viene citato). Tuttavia, basta una breve ricerca per capire che Obama, sì, bevve l’acqua di Flint ma che, in precedenza, aveva dichiarato lo stato di emergenza e stanziato fondi federali per fornire ai cittadini acqua e soprattutto filtri per poterla bere (molte famiglie, spiega Costa, non avevano nemmeno 25 dollari per procurarsi un filtro dell’acqua). In quella specifica occasione, insomma, Obama spiegò chiaramente che non era potabile la “tap water”, l’acqua del rubinetto, ma l’acqua filtrata (e che comunque donne in gravidanza e bambini dovevano stare attenti, le tubature dovevano essere cambiate, ecc.).

Questo per dire che, con libri come questo (o come quello su Haiti), bisogna a un certo punto fidarsi e affidarsi a chi ha fatto tutto il lavoro di preparazione, cernita, consultazione, e ci offre, come in questo caso, un testo chiaro, razionale e leggibile. Magari, partendo da qui (duecento pagine non possono certo sciogliere tutti i nodi di questo paese), si può approfondire oppure anche soltanto cominciare a guardare le cose con altri occhi.

(e adesso mi toccherà andare a vedere come sta la Russia di Putin…).

Francesco Costa, Questa è l’America, Mondadori (Strade Blu), pp. 204, euro 18


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