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Ecco qui sotto alcune mie diapositive!! :-D" title="“Questa è Sparta”: la battaglia degli anticorpi!" />
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Quando ero piccola la mia mamma, per spiegarmi il perché dell’arrivo della febbre, mi raccontava una fiaba bellissima. Mi diceva che, nel mio corpicino, era in atto un combattimento. Una cosa strafica, medievale, tra i miei anticorpi e degli intrusi cattivi.
In quel momento però, i miei soldatini buoni, gli anticorpi, erano in difficoltà, e allora avevano bisogno di rinforzi per combattere e vincere la battaglia.
Nonostante sia cresciuta, ogni volta che mi ammalo, come i giorni scorsi, nei momenti in cui la febbre sale, ancora mi immagino un combattimento nel mio corpo, con gli anticorpi che impugnano la spada e, al grido di “Questa è Sparta”, iniziano un combattimento epocale ;)
Mentre nel mio corpo andava in onda questo Kolossal, ho pensato che, una volta riprese almeno le più basiche funzioni vitali, avrei potuto scrivere qualcosa sull’influenza, visto che, secondo le stime, a letto c’è mezza Italia (o lo è stata di recente).
Prima di tutto, chiunque può capire i dettagli della tua influenza, ovvero da quanto l’hai contratta, il suo decorso, il variare della temperatura nei vari giorni, da una semplice cosa, ovvero da quello che, a mio avviso, diventa l’indicatore per eccellenza:
IL CAOS DEL TUO COMODINO
Che di solito è composto da un abat-jour, qualche foto e magari un santino…giusto per. Il tutto coreografato ordinatamente sopra un centrino di pizzo bianco.
Ora che hai l’influenza il tuo comodino è un po’ come il sacco della spazzatura.
Allora hai le medicine, il termometro, il porta termometro, le caramelle per la gola (che magari facessero qualcosa), gli occhiali se sei miope, la tazza di tè che devi bere, la tazza con i residui di tè del giorno prima e quella con i residui di tè del giorno prima ancora. Perché poi le cose si accumulano. Per quello, un perfetto sconosciuto, potrebbe capire da quanto dura la tua influenza solo guardando il tuo comodino! ;)
In effetti però il fenomeno è più che comprensibile. La camera da letto, infatti, diventa la tua casa. Il letto ormai è diventato un tutt’uno con il tuo corpo e, visto che quel poco che riesci a mangiare lo mangi, manco a dirlo, a letto, ogni tanto, girandoti e rigirandoti, potresti trovare residui di crackers, avanzi di cibo o altre cose biodegradabili ;)
Briciole che, se le raccogliessi, potresti ricavarne la pasta sfoglia per la crostata all’albicocca del pranzo della domenica ;)
CASA, QUESTA SCONOSCIUTA
Di conseguenza, essendo la tua dimora la camera da letto, le altre parti della casa diventano, pian piano…sconosciute. Aprire la porta e avventurarti nel corridoio per andare in bagno ha un sapore di avventura come se aprissi l’armadio e ti si scoprissi, improvvisamente, a Narnia.
Quando, dopo due o tre giorni di letto, torni finalmente in cucina, il tutto ti sa di nuovo. Come se avessi appena traslocato.
Che profumo diverso. E che luce.
E quando hai il nulla osta da chi ti sta intorno, non ad uscire, ma almeno ad aprire la porta di casa a chi suona…spii il tuo giardinetto e ti sembra che sia diventato… Disneyland! :-D
DAL SAHARA ALL’IGLOO
Una delle cose tipiche dell’influenza è passare da sentirsi in spiaggia, sotto il solleone del 15 di agosto, a sentirsi alla stazione ad aspettare il treno regionale delle sei di mattina il 4 di gennaio!
Prima c’è il freddo. E la pelle d’oca ovunque. Quindi pigiama di pile, pantaloni del pigiama sotto i calzini stile Milano Fashion Week, dieci coperte e comunque c’è quel freddo che sembra arrivare dalla caviglia scoperta, quando in realtà scoperta non è, perché ormai i calzini ti arrivano alle ascelle.
Poi, il caldo. E allora al via uno spogliarello alla “Nove settimane e 1/2″. Con una velocità nel toglierti gli indumenti che manco se ti avesse portata in camera sua Cristiano Ronaldo.
LO SPIFFERO: IL NEMICO N.1
A casa mia, da sempre, il nemico n. 1 dell’influenza è lui: lo spiffero. Per evitare qualsiasi minima entrata di aria TUTTO deve essere barricato.
Le finestre sigillate, le porte chiuse a chiave. Il cambio d’aria è legittimo solo quando io vengo portata, velocemente e in gran segreto, come una fuggitiva, in un’altra stanza. Rigorosamente chiusa!
La sensazione è di essersi barricati per scampare ad un evento catastrofico di proporzioni bibliche che accadrà nell’immediato, tipo un’invasione barbarica, il passaggio dei bisonti, le dieci piaghe d’Egitto! ;)
UN NUOVO MONDO
Così il mondo fuori comincia, pian piano, a diventare estraneo…e tu lo diventi a lui. Perché anche se la tua è una semplice influenza la gente non ti si avvicina più. Anche se vive a casa tua.
“Non toccare con le tue mani“, “Aspetta te lo passo io“.
Gli oggetti della casa si dividono, adesso, in due blocchi. Quelli buoni, appartenenti a chi è sano, e i tuoi, ovvero quelli che hai toccato tu. Che sei L’INFETTA.
Quindi: “Questa è la tua bottiglietta d’acqua. Quella in cui hai BEVUTO TU. Che sei infetta. Questa è la tua bottiglietta. Con il virus. E con i TUOI microbi“.
Perché quando hai l’influenza i microbi vengono personificati. Hanno una propria identità. Hanno una mente e un corpo. Parlano. Camminano. Pensano. Vanno a Zumba il venerdì sera.
Ma sì, diamoli anche un nome. Se è maschio il nome del nonno paterno: Giuseppe. Se è femmina quello della nonna materna: Rosalia!
Anche chi non vive con te, però, non è da meno, e ti tartassa con le solite domande:
“Ma dove l’hai presa“?
Non so dove l’ho presa! Come faccio a saperlo. Ok non avere vita sociale ma almeno con una decina di persone nell’ultima settimana penso di esserci stata a contatto.
“Ma sarai ancora contagiosa?”
Ma vedi tu, è passato più di un mese. Chi è stato in quarantena può circolare liberamente in Europa grazie al trattato di Schenghen e tu sei qui che mi frantumi i cosiddetti.
Tutto ciò ovviamente, rispettando quella che io definisco:
LA TEORIA DEL TRE
Ovvero i fatidici, famigerati…tre giorni!
L’influenza ha, secondo la legge scientifica o la credenza popolare (questo non l’ho ancora capito), tre giorni d’incubazione. Tre giorni in cui sta dentro il corpo senza farsi sentire. Nascosta. Silenziosa. Se ne sta buona buona a preparare la battaglia. I microbi se ne stanno praticamente dentro al cavallo di Troia e poi “Booom”… d’improvviso attaccheranno!
Quando sono passati tre giorni da quando qualcuno è venuto a contatto con te, l’infetta, ma è ancora sano, allora il pericolo è UFFICIALMENTE scampato!
Tre giorni. Perché i batteri si palesino e risorgano dal tuo corpo. Come Gesù Cristo ;)
Ma sapete qual è la cosa bella dell’influenza?
Che quando, finalmente, guarisci, cioè quando ritorni umana, i tuoi capelli sono puliti e il tuo colorito da verde acido è tornato roseo, il tuo ingresso al mondo è qualcosa di meraviglioso.
Esci e tutto ti sembra nuovo. Bello. Luminoso. Per almeno la prima mezz’ora, dopo una settimana passata in casa a fissare i muri, essere in centro a fare la spesa ti sembra quasi una trasgressione, è un “Nuovo Mondo”. E tu sei un po’ Cristoforo Colombo. E un po’ Simba ;)
È il momento in cui la mamma mi diceva: “Bravissima amore! Hai visto? Gli anticorpi, grazie ai rinforzi, hanno vinto!”
E poi aggiungeva, sagace: “Domani, torni a scuola!”
Maledetti anticorpi ;)