Cliccare sul pulsante "nuovo post" è stato quasi emozionante, dopo un' assenza piuttosto lunga (in cui potrei tranquillamente fingere di essere stata in vacanza ma in realtà ero solo troppo pigra per scrivere due righe) sono tornata.
E con me anche una lieve ispirazione che mi permetterà di concludere questo post entro oggi (forse).
Niente resoconti dettagliati e succulenti di vacanze e viaggi intorno al mondo, ma solo libri, anzi, per essere precisi un libro: Manola di Margaret Mazzantini.
Quando la commessa alla mia domanda:"Mi scusi, potrei sapere il suo parere su questo libro?" ha risposto: "Carino", forse non avrei dovuto affrettarmi a pagare perchè "tanto c'è lo sconto del 30%" e dare retta alla mia orticaria decennale sui bollini Best Sellers applicati in copertina.
Dalla sua, poverina, c'è anche il fatto che era ormai mezzanotte e con molta probabilità era stufa di trovarsi gente in negozio da ore ed ore, quindi un po' la capisco.
Inizio a leggerlo, rimango basita fin dalla prima pagina ma continuo. Va sempre peggio.
La storia ha come protagoniste due sorelle, gemelle eterozigoti: Anemone ed Ortensia.
Anemone è piena di vita, intraprendente, formosa, colorata e con uno stile tendente al kitsch, Ortensia è oscura, ha tutte le fobie e patologie possibili, è magra come un' acciuga, pelosa e veste sempre di nero.
Due personalità agli antipodi, gemelle che non potrebbero essere più diverse tra loro.
Le due sorelle si raccontano attraverso lettere dirette ad una certa Manola, un personaggio misterioso alla quale Ortensia e Anemone affidano i loro segreti, impressioni, paure, ricordi.
Ad un certo punto però i ruoli si invertono.
Colpo di scena. Peccato che sia l' unico di tutto il libro.
Ho sperato fino all' ultima pagina che accadesse qualcosa, che so, magari capire chi diamine è questa Manola (e non mi dite che non importa, che il finale aperto è stimolante perchè in questo caso non sono d' accordo). Ma nulla.
La descrizione dei personaggi è inquietante, ognuno è decisamente ed eccessivamente strambo tanto da rasentare l' assurdità.
Tacchini che parlano e vanno in moto, il padre che ospita tra i suoi peli una colonia di insetti, una fantomatica psicologa che dimessa da un ospedale psichiatrico ospita le clienti (che neanche a dirlo sono le sole due sorelle) nella grotta in cui vive, un fidanzato cibo-dipendente, fobico e feticista.
Alcune recensioni che ho letto (ero talmente disperata da pensare di avere qualche problema di comprensione) lo descrivono come un viaggio introspettivo nel mondo femminile che ne scompone e ricompone tutti gli aspetti. Io non vorrei essere scortese ma prenderei quasi in prestito il pensiero fantozziano sulla corazzata Potemkin...