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Questi baltici prepotenti..

Da Bartleboom

La cosa in fondo fa sorridere. Ma quando si parla di lingua russa nelle repubbliche baltiche, di diritti di cittadinanza, di discriminazione delle popolazioni russofone, sembra di entrare in una commedia grottesca.Ricapitoliamo un po' di storia: negli anni '30 dello scorso secolo i baltici stavano benissimo per conto loro, avevano da poco conquistato la loro libertà e la loro indipendenza, facendo male a nessuno. Piccoli e teneri con le loro usanze folkloristiche e pagane, i fuochi rituali per San Giovanni, il formaggio al cumino, le canzoni tradizionali, i tessuti con i caratteristici disegni geometrici, tanto legno per le case, tanta birra, le corone di fiori sul capo delle donne i giorni di festa.Insomma, gente così, come non volergli bene? Poi in scoppia la guerra. Vengono invasi prima dai russi, poi dai tedeschi, poi di nuovo dai russi. Che alla fine decidono che sì, ci si sta proprio bene nel Baltico, tanto da farsi venir la voglia di annettersi nell'Urss quei tre nanetti di Estonia, Lettonia e Lituania. Così per cinquantacinque anni i paesi baltici diventano territorio d'occupazione sovietica. Attenzione, niente stupidaggini del tipo "c'era una volontà popolare, in fondo lo volevano anche loro..." Lo volevano un corno.Ne sono stati arrestati, deportati in Siberia, uccisi a migliaia e migliaia di cittadini baltici dai compagni sovietici russi in nome del Sol dell'avvenire.Durante l'occupazione dalla Russia arriva un'immigrazione spaventosa, in particolare negli anni cinquanta e sessanta. Forza lavoro russa per i piani di produzione industriale sovietica. Le proporzioni della popolazione baltica rispetto a quella russa diventano drammatiche per l'identità nazionale e linguistica. In Lettonia quasi il 50% della popolazione alla fine dell'occupazione sovietica, nel 1991, è di nazionalità e di lingua russa. Ovviamente è il russo la lingua ufficiale ai tempi sovietici, per tutti, lèttoni compresi.Oggi, riacquisita la libertà, ricostruita un'identità nazionale e linguistica, i paesi Baltici hanno la strabiliante pretesa che nei loro Stati si parli principalmente la loro lingua. Dunque concedono la nazionalità solo a chi dimostra di saper parlare la lingua nazionale. E i russofoni, con Putin e compagnia a supportarli, gridano alla discriminazione, allo scandalo, all'oppressione delle minoranze.A Riga ancora oggi quasi metà della popolazione parla russo. Senti parlare russo quando sali in autobus, quando entri in un negozio la commessa anche se tu parli in lettone ti risponde in russo, persino quando andammo a fare il passaporto per l'ometto, in un ufficio pubblico, allo sportello c'era una ragazza che ci parlava in russo. Vi immaginate, entrare in un ufficio postale a Roma e sentirsi rispondere dobryj den' anziché buongiorno?In Estonia, è notizia di questi giorni, stanno effettuando verifiche e sottoponendo a esami di estone professori russofoni che insegnano nelle scuole pubbliche estoni. Vorrebbero che questi professori parlassero un po' più e un po' meglio in estone, dato che guarda caso ci vivono in Estonia. E anche qui, attacca la sinfonia putiniana della discriminazione, dei baltici prevaricatori e oppressori. Da che pulpito verrebbe da dire.E lo dice uno che, pure in questo blog, professa uno sconfinato amore per la lingua russa e per tutta la sua letteratura e la sua cultura. Ma il fatto è che quando sono a Riga ed entro in un negozio a comprare qualcosa, preferirei sentirmi dire paldies piuttosto che spasibo.

Foto: Flickr

Questi baltici prepotenti..


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