Giorno X+1, lo stesso Ferrara interviene in studio durante l'edizione delle 20 del TG1.
Il soliloquio dell'elefantino, di rado interrotto dall'ospitale conduttrice, dura 6 (sei) minuti: un'enormità di tempo considerati gli spazi esigui di un telegiornale (sempre se quello diretto da Minzolini possa ancora considerarsi tale). Un'enormità di tempo impiegata a sconfessare i puritani guardoni comunisti e difendere i gaudiosi festivi del Padrone del Consiglio dei Ministri, arrivando persino a scomodare la filosofia di Immanuel Kant pur di far quadrare il cerchio.
Ma chi nasce tondo, si sa, non può morire quadrato, tanto quanto un abuso di potere non può essere trasformato in gossip o un minorenne non può arrivare alla maggiore età prima dei diciott'anni.
Il problema sostanzialmente è questo: c'è un modo per far capire a chi governa questo Stato, in procinto di denunciare lo stesso Stato, che la televisione del solito Stato non è sua disposizione come fosse un cinegiornale fascista qualsiasi?
Coloro che si lamentano dei Ballarò e degli Annozero, dove un contraddittorio tra le parti è comunque garantito ogni sera, sono gli stessi che mandano in solitaria il teorico del berlusconismo di cui sopra sul tiggì più guardato d'Italia, oppure ritagliano sul quinto canale una rubrica fissa mattutina per il Belpietro o il Facci di turno in cui poter pontificare contro la minaccia rossa senza contraltare.
Perché chi guarda le trasmissioni di Floris o Santoro nel 90% dei casi già sa dove destinerà il suo voto in cabina elettorale; diversamente da quelle casalinghe che la mattina accendono in buonafede la televisione per avere un po' di compagnia mentre sbrigano le faccende di casa e si ritrovano il faccione e, soprattutto, il vocione del direttore di Libero che tenta di spiegargli l'inopinabile.
Non è un'eresia sostenere che politicamente sposta più mezzora di Belpietro la mattina o una telefonata di Silvio in seconda serata a Signorini piuttosto che una stagione intera di Lerner, Annunziata e Travaglio in tivvù: questi ultimi parlano ad un pubblico già fortemente politicizzato che difficilmente flotterà il suo voto da una coalizione all'altra, invece la propaganda del PdL punta agli indecisi, li va a stanare nelle loro case, dove non arrivano giornali ma soltanto la voce della D'Urso e dei suoi amici.
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