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Questione di “nodi” .

Da Anna
Questione di “nodi” .
"Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non giocare a un gioco. Se mostro loro che li vedo giocare,
infrangerò le regole e mi puniranno.
Devo giocare al loro gioco, di non vedere che vedo il gioco."
Ci sono NODI, descritti in modo metaforico ma estremamente significativo, dallo psichiatra R. D. Laing, il quale dedica la sua osservazione a quei legami che vincolano sia la coppia uomo-donna che i legami familiari. Laing enfatizza le dinamiche interpersonali e attraverso questo testo, sostiene chel'origine dei nostri disastri personaliè strettamente collegato a veri e propri grovigli esistenziali. E la psiche della persona "normale" non diverge, qualitativamente, da quella del paziente psicotico.
Le frasi riportate nel libro, sono tutte trappole linguistiche/logiche, che dimostrano come sia possibile, in una condizione di "supremazia" assoluta, sull'altro che non si ribella, dire cose tanto ambivalenti da costringere (il sottomesso) a dare sempre due interpretazioni possibili; a questo punto, chi ha la supremazia, qualunque sarà la risposta (una delle "due" ...), reagirà sempre come se fosse quella "sbagliata". Dopo un po', la persona sottomessa "imparerà" a dubitare sistematicamente di se stessa; oppure, imparerà a dare “sempre” una risposta ambivalente, cioè una risposta schizofrenica.E’ il caso delle relazioni che si istaurano nelle coppie in cui si evidenzia un rapporto morboso e malato, dove il più delle volte si insinua la piaga della violenza.
I temi del femminicidio[1]e della violenza nell’intimità, sono purtroppo all’ordine del giorno e se una parte delle cause vanno ricercate nei “nodi” descritti in precedenza, altre cause si annidano nei fattori socio- culturali.
Femminicidio è un neologismo per dire basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna "in quanto donna". Perché le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere sé stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero.
Se le discriminazioni basate sul genere e sull'orientamento sessuale persistono, è soprattutto perché le Istituzioni hanno posto in essere azioni inefficaci e/o insufficienti per decostruire quegli stereotipi sul ruolo della donna che stanno alla base di ogni violenza e discriminazione, di ogni esclusione sociale delle donne.E’ la violenza di genere in ogni sua forma. E’ l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale. E’ la violenza che la donna subisce se disattende queste aspettative.
La violenza nell’intimità avviene all’interno di una relazione che spesso nasce da un sentimento d’Amore, si tratta nella maggior parte dei casi dell’uomo che la donna ha scelto e col quale ha deciso di costituire una famiglia”.
La sudditanza a ruoli prestabiliti e stereotipi inducono l’uomo molto spesso, ad assumere la maschera del “Barbablù[2]raccontata in certe storie, un “predatore interiore”, che si annida potenzialmente dentro ciascuno di noi.La donna è, invece, quella descritta in “Scarpette rosse[3] o in altre fiabe, gentile e buona, vittima e sottomessa. La relazione istaurata tra vittima e carnefice, si perpetua ciclicamente attraverso un gioco senza fine, attraverso una rete di nodi sempre più ingarbugliata e fitta, nella quale non esiste via d’uscita se non attraverso l’aiuto di qualche esperto.
Ciò che mi colpisce è l’indifferenza.
Il silenzio che ancora oggi induce all’omertà migliaia di donne nonostante l’inquietante dato che registra una donna ammazzata ogni due giorni
Mi colpisce la solitudine di donne e uomini che vengono lasciati morire nella loro dignità giorno dopo giorno dal resto della società. Mi colpisce quanto sia difficile intraprendere progetti di sensibilizzazione e conoscenza del fenomeno.
Se vogliamo davvero una società che rispetti la dignità di uomini e donne, riconoscendo il valore della diversità, dobbiamo muoverci in un grande movimento di sensibilizzazione che porti allo scoperto chi si macchia di questo crimine, assicurando interventi di prevenzione e le giuste sanzionidi conseguenza.
Dobbiamo attivarci come fanno i Centri anti violenza, attivi in tutto il Paese, con la loro rete relazionale, accogliente e competente. Dobbiamo sciogliere questi nodisocio culturali oltre che interpersonali, perché vi sia una luce di speranza per chi non può, con le proprie forze, affrontare questo tormento esistenziale.

[1]http://femminicidio.blogspot.it/[2]http://donneincontatto.blogspot.it/2011/06/barbablu-il-predatore-interiore-delle.html[3]Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Ed. Frassinelli

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