«Davanti alla crisi il governo non è rimasto a guardare, ma ha risposto colpo su colpo, fornendo risposte concrete. Lo
«Per quel che riguarda il lavoro fatto sulle giovani generazioni – spiega la Meloni – faccio solo l’esempio del fondo di 51 milioni di euro stanziato dal ministero della Gioventù per i giovani genitori precari e pensato proprio per combattere il fenomeno dilagante dell’allontanamento delle giovani donne dal posto di lavoro dopo la gravidanza, a causa di un licenziamento o di dimissioni forzate. L’iniziativa prevede un bonus di 5mila euro che i giovani genitori senza lavoro fisso potranno portare in dote all’azienda che li assumerà a tempo indeterminato. Un altro esempio riguarda i dati preoccupanti dell’abbandono scolastico. Insieme ai ministri Sacconi e Gelmini abbiamo lavorato molto su questo tema. Ad esempio attraverso il rilancio dell’apprendistato che ha come obiettivo proprio quello di aiutare i ragazzi a non perdersi per strada e a inserirsi nel mondo del lavoro, portando a termine un adeguato percorso formativo. E i risultati cominciano a vedersi: negli ultimi quattro anni l’abbandono scolastico è sceso dal 19,2% al 16%».
«Anche l’Istat riconosce il buon lavoro fatto dal governo nel gestire la crisi – continua il ministro – Grazie al rigore nella gestione dei conti pubblici e allo sforzo economico compiuto per mettere in campo una massiccia dose di ammortizzatori sociali, abbiamo evitato il tracollo di molte altre nazioni europee. Ma i dati diffusi oggi raccontano una realtà e un’emergenza non più rinviabile: la questione giovanile. Le nuove generazioni hanno pagato un prezzo troppo alto. E ora, finito il momento più duro della crisi, è necessario che proprio i giovani diventino la priorità assoluta. Mi appello al presidente Berlusconi e al ministro Tremonti perché chi rappresenta il futuro dell’Italia diventi ancor più di prima il centro dell’azione di governo con interventi che, a partire dalla riforma fiscale, permettano ai giovani di tornare a immaginare e a costruire un futuro migliore».