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Questioni di petrolio?

Creato il 31 gennaio 2012 da Tnepd

Questioni di petrolio?

La politica americana nei riguardi dell’Iran è ormai di dominio comune. Le sanzione economiche, finanziarie e politiche che gli Stati Uniti stanno attuando per una guerra voluta dai poteri finanziari e dal braccio armato di Israele, stanno portando l’intero mondo occidentale – specialmente per l’Europa – ad una condizione molto simile, se non peggiore, di quella che accadde negli anni 70 con la crisi petrolifera.

Le sanzioni americane, ma sopratutto quelle europee, ricattate dai grandi gruppi di interesse, hanno portato ad escludere dalle transazioni economiche qualsiasi rapporto con l’Iran: dal petrolio, all’oro, ai diamanti ed altri metalli preziosi.
Alla stessa banca centrale iraniana (di stato) sono stati chiusi i rubinetti dei pochi impegni economico-bancari che aveva in Europa. Sembra una situazione di non ritorno per gli iraniani, impegnati a dimostrare la loro buona fede nei programmi nucleari, ma invece contrastati dagli occidentali certi che il programma nucleare iraniano abbia finalità non solo pacifiche, ma eminentemente militari.

Ci sarebbe da chiedersi se anche fosse così, quale potrebbe essere il problema, ovvero sappiamo che Israele ha all’incirca 300 testate atomiche pronte, con un raggio di copertura che arriva a lambire la Gran Bretagna, così come sappiamo che altre nazioni mediorientali posseggono queste armi nucleari come il Pakistan – ormai però non più sotto l’occhio benevolo degli anglo-americani e quindi soggetto a continui attacchi dell’esercito americano per la presunta presenza di terroristi di Al-Qaeda – o come l’India.

Nei fatti l’Europa blocca la porta alle importazioni di petrolio dall’Iran e l’Italia che ne importa il 13,3% del suo fabbisogno, dovrà rivolgersi ad altri fornitori accettando supinamente i prezzi imposti. Nel solo marzo del 2011 l’Italia aveva aumentato le sue importazioni petrolifere dall’Iran dell’80%, contrariamente alle richieste Usa di chiudere i rapporti economici, per un valore di 77,8 milioni di tonnellate a causa della guerra con la Libia.
Siamo alle solite: il padrone dell’occidente, gli Usa, ordina ai suoi sudditi europei di bloccare qualsiasi iniziativa di scambi commerciali ed essenziali per la nostra bilancia energetica, favorendo nel contempo quei produttori allineati al pensiero atlantista che non si farà certamente perdere l’occasione di incrementare i prezzi. Già vediamo quanto costa un litro di carburante per dubitare di questo, in 3 anni un aumento di oltre il 70%.

E’ senza dubbio irresponsabile il commento di Giulio Terzi, nostro ministro degli Esteri, che in una nota ha definito la diminuzione dell’approvvigionamento del petrolio iraniano assolutamente trascurabile “L’impatto per l’Italia dovrebbe (nda. ma lo sa o non lo sa?) essere assolutamente trascurabile, vorrei dire nullo”. Dovrebbe spiegare il ministro dove andrà a colmare la differenza e sopratutto da chi. Ma siccome questo è un governo di tecnici e non politici forse da tecnico, ex ambasciatore negli Usa, ha una corsia preferenziale per le melliflue parole di Obama.

E’ evidente anche ad un cieco che se sommiamo la perdita avuta con la guerra in Libia (-38%) e quella che si sta profilando contro l’Iran (-13%), l’Ialia ha perduto nell’arco di un anno una grossa fetta delle sue importazioni di petrolio e di commesse già sottoscritte e siglate con l’Eni. Come dice il ministro l’impatto è trascurabile, anzi nullo. Ancora una volta mi chiedo e sarei curioso di sapere, qual’è il senso della nullità che questo personaggio intravvede nella perdità di rifornimenti. Ma noi siamo il solito paese dei qua-qua-qua, tante chiacchiere e pochi fatti, mentre gli altri, economicamente meno disastrati di noi, sapranno sfruttare quetsa situazione per estrometterci da quel mercato che è l’ossigeno principale per la nostra economia.

Ma siccome il mondo è fatto anche di altre persone lo stesso Capo Esecutivo della Royal Dutch Shell, Peter Voser, afferma che le sanzioni europee devono essere studiate attentamente e che le ripercussioni sui prezzi ricadranno sui consumatori europei senza un minimo di preavviso portando di conseguenza le economie ad un loro rapido decadimento. Ma, come ci dice il nostro ministro Terzi,  “…l’impatto dovrebbe essere trascurabile, vorrei dire nullo!

La platea mediatica che ci circonda è comunque talmente impregnata di falsità che ci stanno accecando con i fumi delle gesta del nostra amato presidente Napolitano, il quale esorta le forze politiche a cercare un nuovo sistema politico, e mentre le sue bacchettate vanno a personaggi e ad un sistema a “certi” non appropriato, le sue parole rimangono vuote, invece, quando a fare affari con l’Iran non è più l’Italia o l’Europa, ma la Inghilterra di Cameron (noto fiancheggiatore sionista), il quale ha aperto la strada alla British Petrolium, esclusa dall’applicazione delle sanzioni contro l’Iran, per il commercio del petrolio iraniano. La motivazione di questo favoritismo è dovuta dalla forte valenza anti russa dell’operazione. «Le nostre sanzioni – spiegano fonti del Congresso Usa – devono infliggere il massimo della sofferenza economica agli iraniani senza consentire alla Russia di tenere ostaggio l’Europa orientale per le forniture energetiche».


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