Ho risposto che se non altro tornerò presto a trovarlo, e mi auguro sia così, anche se per la pista di atletica della Farnesina adesso provo una specie di amore-odio, a seconda delle circostanze: amore, perché mi ricorda i bei momenti passati sopra quel tartan rosso, le scariche di adrenalina, ed amore anche per i momenti più difficili: ripetute, esercizi complicati, serie non terminate, tutto ciò che comunque mi faceva sentire vivo e spingere il mio corpo verso il massimo sforzo. Odio, per la voglia che mi viene di correre quando adesso vedo il campo e gli altri miei amici e compagni allenarsi: voglia che si tramuta presto in rabbia, per una stupida e idiota caduta a pallavolo avvenuta a scuola due anni fa, dalla quale non sono mai guarito definitivamente, ma per la quale non ho ancora perso la speranza...
Quando Giorgio mi ha chiesto come andasse l'università, gli ho risposto che procedeva tutto abbastanza liscio, anche perché del resto ho più tempo per studiare, adesso che non corro. Lui mi ha risposto dicendo che, giustamente, il tempo che non possiamo impiegare in un modo, va utilizzato in un altro: a maggior ragione, come capirà chiunque abbia fatto atletica e continua ad amarla, non è data l'idea di poter "sprecare" del tempo, intendendo con spreco non tempo "libero", ma tempo passato senza fare nulla di socialmente o individualmente utile. Massimizzazione del profitto, direbbe qualche simpatico economista.
L'atletica mi "rubava" mediamente due ore e mezza o tre al giorno, per cinque o sei volte a settimana. Quelle ore, però, filavano via come fossero minuti. Adesso ho molte più ore per studiare, ma ne sento molto di più la pesantezza. Tornato da atletica mi sentivo "realizzato", come se avessi dato un senso a quella giornata; e dopo quella "realizzazione" tornavo a casa e studiavo (o studiavo prima) soddisfatto da ciò che avevo compiuto; anche studiare a volte mi risultava meno pesante (nei limiti del possibile). Adesso, oltre a studiare, devo recuperare dall'infortunio; faccio fisioterapia discontinua da un bel po', e diciamo che in me si alternano momenti di demoralizzazione profonda a momenti della serie "se ci credi puoi farcela!" Be' io voglio ancora crederci. Partirò poi a settembre per l'Erasmus e voglio provare a correre anche lì in Germania, per quanto sia complicato, ma se parto senza esser guarito sarà molto meno probabile continuare a coltivare questa passione.
C'è solo un modo di dimenticare il tempo: impiegarlo. (Charles Baudelaire)