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Ho scritto che “gli rimane solo da cagare sul centrotavola”, ma anche lì, a quanto pare, non gli mancherà l’indulgenza e anche la simpatia di un bel pezzo del paese, oltre all’entusiastico plauso degli adoratori ad oltranza, i professionali e gli amatoriali, che senza meno troveranno sublime lo stronzo sul centrino. C’è da rimanere depressi? Non più di prima: stavolta è toccata ai gay, questo è tutto. Indignati? Non molto di più del solito, vedrete che anche stavolta dirà che è stato frainteso, anche se non lo dirà subito, perché prima vorrà consolidare la fidelizzazione con gli omofobi più riluttanti a rivelare la propria omofobia. Sgomenti? Solo nell’errore di credere che Silvio Berlusconi sia tanto diverso dal paese che lo vota e che lo vuole: anche chi lo sceglie come menopeggio ha in sé un po’ di “questo vecchio con la lingua da fuori”, ma può solo proiettarlo in lui, non avendo 5.000 euro a botta.Non ha bisogno di pensare troppo a ciò che dice, lui, non ha bisogno di calcolare i pro e i contro, la convenienza e il danno: ha la stessa pancia del paese, è sintonizzato con gli umori più nascosti perché più profondi, che poi sono anche quelli meno controllabili perché meno ponderabili. L’omofobia degli italiani è atavica, ancestrale, latina, cattolica, fascista e anche comunista: l’ometto fluttua in una falda, profonda, ma pronta a riaffiorare se le si dà foce, cioè voce.
Siamo alla solita questione: bisogna tollerare gli intolleranti? Possiamo consentire che pregiudizi discriminatori vengano celebrati come verità radicate nella natura umana in nome della lotta al relativismo?Silvio Berlusconi è solo il “potente medium del cosiddetto «carattere nazionale»” (un patetico e disperato conte Mascetti, ma con tanti soldi) e questo carattere è innanzitutto cultura che si spaccia per natura (patetico e disperato sessismo che ha la pretesa di fondarsi in verità biologica): se in nome della tolleranza consentiamo questo spaccio, forniamo alibi alla discriminazione sulla base di una presunta verità naturale. Si possono censurare affermazioni del tipo “meglio essere appassionati delle belle ragazze che gay”, ma solo dopo aver negato che l’eterosessualità incarni una verità biologica, facendo cadere le ragioni di quell’ego che si fa centrale in un “meglio” che implica un “peggio” in ogni diverso.“È chiaro che Silvio Berlusconi non l’ha detta in senso omofobico, ovvero di paura o disprezzo verso gli omosessuali, ma solo in senso egocentrico” (Il Foglio, 13.11.2010). Non ci libereremo mai di “questo vecchio con la lingua da fuori” fino a quando penseremo di doverlo tollerare come espressione di un esuberante orgoglio nel sapersi dove comunque sta il “meglio”.
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