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Qui si va a vapore o si muore

Creato il 26 novembre 2011 da Fant @fantasyitaliano

Pubblicato da Pyra edizioni, una piccola casa editrice che ha deciso di dedicarsisteampunk soltanto al digitale, “Qui si va a vapore o si muore” brilla per coraggio ed originalità. Strano a dirsi di un libro italiano, lo so. Come se ciò non bastasse, si trova solo in ebook e questo, per quanto mi riguarda, lo ha messo già di per sé al di sopra di qualsiasi altro romanzo fantasy di pubblicazione italiana nella lista dei libri da segnalare e recensire. Premettiamo subito che di Steampunk ne capisco meno del mio cane (che, no, non è un cane a vapore), perciò se siete tra quei quattro che sanno di cosa si parli, non venitemi a dare calci sugli stinchi, valuterò il libro come un’ucronia o come un fantasy ambientato durante il risorgimento italiano, allontanandomi il più possibile dai discorsi sul sotto-genere Steampunk, al fine di tutelare la mia salute psicofisica.

Sinossi ufficiale della raccolta ed informazioni sull’autore:

Fiotti di vapore, epiche battaglie tra macchine e uomini e strani intrighi costituiscono l’ambientazione di Qui si va a vapore o si muore, racconti steampunk di Alessandro Forlani finalista al premio urania 2011 edito presso la Pyra Edizioni.
Parigi,1840. La salma dell’Empereur Bonaparte sta per rientrare dopo vent’anni in città; ma sul Belle Poule, il dirigibile che ne trasporta il corpo da Sant’Elena, si aggira un archeologo italiano fuggito in Nigeria e costretto a tornare in patria da una misteriosa lettera. C’è un segreto equivoco, che evoca Anubi, dio dei morti per gli egizi, e A.N.U. B, potente antidoto necrobiotico. Riusciranno i francesi a riportare in Francia la salma trafugata di Napoleone?
Perù, 1825. Padre Ferretti, futuro Papa Pio IX, viene trovato privo di sensi nel deserto e portato in ospedale a Lima, ove iniziano a riaffiorare strani ricordi di apparizioni. A Recanati, intanto, due creature provenienti da un altro mondo chiedono al giovane Giacomo Leopardi di partecipare a un progetto di distruzione dell’umanità. Come si incrocerà il destino del Pontefice con il poeta, complici di una nuova Apocalisse? Riusciranno il cabioviere Delio e i suoi compagni a preservare il destino dell’umanità?
Regno di Napoli, 1839. Il Re Ferdinando apre la gara d’appalto per il Ponte sullo Stretto. A Napoli, l’ingegner Bayard, dopo aver conquistato il monopolio ferroviario del Regno si affida a Corè, domestica caraibica esperta di pratiche voodoo. A Messina nel frattempo, don Luigi Gramitto stringe la mano al mago Cotrone, capace di donare vita a vecchie pelli di animali morti e bambole di pezza.
La battaglia per la conquista dell’appalto sarà epica, tra antiche navi e legionari romani emersi dal mare, manichini impagliati e marinai inglesi. Chi avrà la meglio tra sbuffi di vapore, stregonerie e esplosioni?

Trama dei racconti, secondo me:

Anu B

Un cacciatore di reliquie un poco scemo, un gruppo di aviopirati nostalgici dell’Empereur Napoleone capeggiati da una prostituta, cercano di riportare i fasti della guerra in Europa…

Venite Invademus

Che cosa succederebbe se degli esseri provenienti da un altro pianeta stravolgessero il disgusto di Leopardi per l’umanità decidendo di “cancellare le valli, i mari, la fauna e la flora; l’uomo e le sue vestigia dall’universo lieti per sempre del silenzio e del vuoto”?

Il Ponte dei Morti Viventi

“Re Ferdinando, sporgendosi dalla cabina del macchinista, abbracciato ai motoristi, annunciò: «Fatta la ferrovia, ora avanti col ponte sullo stretto!»”

Lo stile

Lo stile pare adattarsi perfettamente alla storia, anche se a volte, a causa della sintassi e dei termini scelti dall’autore, finisce per appesantire inutilmente il fluire della narrazione. Difficoltà che viene compensata, almeno in parte, da alcuni momenti in cui la particolarità linguistica rende assai divertenti i dialoghi. Faccio un esempio:

“Non riusciva a immaginare perché l’esercito cisalpino volesse il suo apparecchio. Come sapevano della sua esistenza e funzionamento, se non l’aveva mai ammanco brevettato?”

In questo passo, l’idiozia del personaggio è degnamente rilevata dai termini “desueti” usati per riportare il pensiero, in perfetta sintonia con il modo di parlare dell’epoca. Ci sono decine di casi del genere che rendono molto spassosi e pieni di colore. A mio modo di vedere, basterebbero questi passaggi per dare la giusta atmosfera, invece l’autore ha deciso di utilizzare lo stesso stile per quasi tutto il testo. Una scelta coraggiosa che, unita alla narrazione in terza persona e al narratore a sprazzi onnisciente, conferiscono,  a dirla tutta, un certo distacco. Ciò è un bene in quanto l’atmosfera viene resa in poco spazio, ma un male in quanto non scatta mai del tutto l’identificazione coi personaggi. Se in un romanzo questo potrebbe essere un errore fatale,  in una raccolta di racconti può benissimo essere tollerato. Tant’è che si arriva alla fine della raccolta chiedendosi “Tutto qui?”
Non che il tutto di cui parliamo possa essere considerato poco, per carità, piuttosto è un tutto che scorre e lo fa con una prosa raffinata, personale ed “inusitata” come direbbe l’autore. Qualcun altro (mi metto nei panni del lettore medio di fantasy) preferirà uno stile meno pesante e soprattutto più chiaro e impersonale, sacrificato, vale a dire, alla fruizione immediata.

l'ombra di nosferatu

Ombra tipica di una casa editrice

Certo va pure dato merito del coraggio. In un mondo dove trionfano gli scrittori più anonimi e con i stili più sciatti, lo stile di Alessandro Forlani pare di un altro pianeta. Evito di prefigurare scenari ucronici, ma tra la sciatteria o l’anonimato assoluto e lo stile di “Qui si va a vapore o si muore” c’è di mezzo molto vapore che potrebbe benissimo essere sperimentato dall’autore (e secondo me lo sarà molto presto).
Sorprendentemente, l’originalità è tale da non correre nemmeno il rischio di inconvenienti strizzate d’occhio  alla nascente moda dello Steampunk. Confesso di piangere spesso pensando a come l’editoria tradizionale avrebbe potuto rovinare un libro del genere, magari infilandoci qualche bell’elfo frogio o vampiro cerebro alla Twilight (leggi “Toilet”), trasformando, per finire, l’autore in un caso umano.

Non ci sarà l’ombra lunga e malefica di una grossa casa editrice succhiasangue, ma in compenso c’è un’ottima conoscenza dei meccanismi narrativi che, insieme ad un’agile proprietà di linguaggio che manderebbe al creatore i sifilitici neuroni di troppi autori fantasy (stavolta non solo italiani), regalano un briciolo di speranza alla narrativa di genere.

Insomma, alla base di questa costruzione c’è una documentazione letteraria, linguistica e storica piuttosto solida. Forlani non si sofferma a descrivere il funzionamento di motori a vapore o dannatissimi pirocannoni volanti, ma riesce comunque a creare un’atmosfera credibile ed originale.
Dall’alto dei suoi precisi scopi letterari e per il dispiacere dei puristi dello “show – maledettissimo –  don’t tell,” l’autore ci regala anche dei bei vaffanculo alla regola più odiata ed amata di sempre. I “vasti e freddi intelletti” che contattano il Leopardi, ci ricordano che, seppure ampiamente riconosciuta la necessità di attenersi al dettaglio, lo Scrittore esperto sa anche quando piegare le regole ai propri scopi.

Infine, l’ambientazione è quasi totalmente italiana, ma durante la lettura non me ne sono reso conto, segno che va benissimo così.
Per finire, riporto alcuni momenti amaramente divertenti, esemplificativi di come si possa veramente parlare della realtà in un racconto di genere, senza per questo essere pedanti:

“«Voi scherzate, monsieur président. Chi può disporre di manodopera a costo zero, chi vorrebbe lavorare per niente?»”

Oppure:

“«Dice che il re vuol fare il ponte dalla Sicilia al continente.»
«Bella cosa, padrino.»
«Bella cosa, Roberto. C’è da farci i soddi
«Come farete a fare i soddi con questa cosa, padrino?»
«C’è una gara d’appalto.»
«La vincerete, padrino.»
«Risparmieremo sui materiali, li prenderemo da poco. Poi vorrà Dio se il ponte reggerà. Risparmieremo sui tecnici, domanderemo favori. O in caso appiccicheremo le firme che ci abbisognano. Presenteremo un preventivo da niente. Il re non potrà dirci di no.»
«Ci occorreranno uno strafottere di operai. È grosso a costruirlo un ponte sullo stretto.»
«Parla pulito, picciotto: rispetta mia madre.»”

Altro che romanzi young adult su bambini posseduti, monete e chiodi di Gesù Cristo che “in realtà” ci parlano del neoliberismo (senza che però se ne sia mai accorto nessuno).

In sintesi

Ottimo raccolta di racconti che mantiene le promesse, nonostante uno stile non proprio accessibile. Qui il sito dell’autore che consiglio di visitare con buona frequenza perché, tra le altre cose, pubblica racconti gratuiti di qualità paragonabile alla raccolta in questione. Il sito della casa editrice, invece, consiglio proprio di non visitarlo perché è un pugno in un occhio e più inutile di una tastiera senza tasti. Se volete cercare di ottenere l’agile libello in formato digitale (l’unico disponibile) consiglio di andare direttamente al link di Ultima Books (che sarebbe la libreria di Simplicissimus, ma con un nome assai più figo). Disclaimer: Nel fare tutto ciò, dichiaro la mia estraneità a qualsiasi lobby massonica riconducibile all’autore (che conosco solo di nome) o alla casa editrice Pyra. Dichiaro altresì che durante la realizzazione della recensione,  malgrado non ce ne fosse alcuna effettiva necessità, sono stati torturati diversi autori di fantasy italiano.

 

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