Quindicenne preso in giro perché amava vestirsi di rosa si suicida: “Only strongest will wear the pink”.

Creato il 23 novembre 2012 da Cagliostro @Cagliostro1743

La cronaca troppo spesso riporta di aggressioni nei confronti di omosessuali, “colpevoli” di camminare mano nella mano con il proprio partner.
Se tutti ci indignamo per queste azioni, purtroppo è difficile trovare le parole per descrivere il gesto di un quindicenne che a Roma ha deciso di volare via da questo mondo. La sua diversità consisteva nell’amare il rossetto, lo smalto ed i pantaloni rosa. Omosessuale o meno, Giulio (nome di fantasia) veniva spesso deriso per la sua “diversità” ed ora la Procura di Roma ha deciso di aprire un’inchiesta per istigazione al suicidio: se l’indagine dovesse concludersi con un rinvio a giudizio a salire sul banco degli imputati dovrebbe essere l’intera società italiana.
Sebbene il nostro Paese (ma non la nostra politica) stia compiendo passi considerevoli nella lotta contro le discriminazioni, secondo un’indagine Istat, il 47,4 per cento degli italiani ha sentito spesso conoscenti o amici usare termini offensivi nei confronti degli omosessuali: forse gli stessi che ha sentito il ragazzo che si è suicidato. Addirittura il Il 55,9 degli intervistati pensa che gli omosessuali sarebbero più facilmente accettati se fossero più “discreti”.
Giulio era di Roma e proprio la dottrina della Chiesa cattolica romana non è mai stata tenera nei confronti dell’omosessualità che è considerata come un «disordine morale» che diventa un problema in alcune questioni come «l’assunzione di insegnanti, la necessità di case da parte di autentiche famiglie (e le, ndr) legittime preoccupazioni dei proprietari di case nel selezionare potenziali affittuari». Quindi ragazzi come Giulio dovrebbero essere considerati un “problema”.
Non dobbiamo dimenticare che per la dottrina cattolica l’omosessualità sta «minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone» ed «i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio». Cosa propone l’influente Chiesa nei confronti dell’omosessualità? Semplicemente di «includere la collaborazione delle scienze psicologiche, sociologiche e mediche» nella cura pastorale per le persone omosessuali.
A contribuire ad un clima di discriminazione e di odio molti esponenti del clero hanno pronunciato parole criticabili nei confronti dell’omosessualità: lo stesso cardinale Tarcisio Bertone aveva associato l’omosessualità alla pedofilia. Ad un sito di informazione cattolica Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, ha affermato «Io come Vescovo sarei maggiormente comprensivo con un prete pedofilo che si penta e soffre della sua condizione che di questi viziosi. Le dico di più, se mi fosse capitato un pedofilo non lo avrei denunciato, ma cercato di redimere. Un padre come é il Vescovo per un sacerdote, non denuncia i figli che sbagliano e si pentono. Ma con i viziosi bisogna essere intransigenti» mentre per Serafino Sprovieri, arcivescovo emerito di Benevento, «L’omosessualità, quando sconfina in atti o peggio ancora ostentazione, è sbagliatissima. Se i gay si accontentano e sorridono di questa condizione, bene per loro. Anche i camorristi, dopo aver commesso le loro cattive azioni, si autocelebrano e festeggiano. La condizione gay è negativa. Dovrebbero fare come Adamo nel Paradiso terrestre, provare vergogna».
Certamente anche all’estero la Chiesa non ha mancato di esprimere posizioni criticabili come l’accostamento degli omosessuali ai nazisti ma la classe politica italiana – inutile negarlo – è più dipendente dalle gerarchie ecclesiastiche.
Infatti mentre in gran parte dei Paesi Ue i diritti degli omosessuali (matrimonio per le coppie dello stesso sesso, riconoscimento delle unioni civili e legge contro l’omofobia) sono ampiamente riconosciuti, nel nostro Paese questi diritti incontrano sempre grandi difficoltà.
Pur essendo frequenti purtroppo le aggressioni nei confronti degli omosessuali il nostro Parlamento si guarda bene, anche per l’opposizione della stessa Cei, dal varare una legge che punisca in maniera più severa i reati a sfondo omofobico sebbene la legge Mancino punisca con particolare severità i reati frutto di odio religioso ed addirittura l’articolo 61 del Codice penale consideri aggravante di reato commettere un reato contro un ministro del culto cattolico o di altro culto riconosciuto dallo Stato.
Ad ulteriore conferma di una società che discrimina gli omosessuali, la nostra classe politica non ha mai messo in agenda il tema dei matrimoni omosessuali o delle unioni civili spesso ostaggio di una Chiesa secondo cui sulla «la legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male».
Sui matrimoni gay o il riconoscimento delle unioni civili la posizione della Chiesa non cambia all’estero ma la risposta della classe politica è ben diversa. In Gran Bretagna il governo conservatore di David Cameron è intenzionato ad approvare il matrimonio per le coppie dello stesso sesso prima di Natale ed il deputato Tory Tony Baldry si è così espresso: «Se la Chiesa anglicana pensa che il Parlamento stia ad ascoltarli con grande attenzioni su questioni morali come il matrimonio omosessuale quando la stessa Chiesa d’Inghilterra sembra essere così in disaccordo su altre questioni di interesse per il Parlamento si stanno semplicemente illudendo». Difficile che un parlamentare italiano possa usare gli stessi toni.
Ovviamente l’omofobia della Chiesa e l’incapacità della classe politica italiana di distaccarsi e di elevarsi da queste posizioni contribuiscono a quel clima di odio che ha respirato il ragazzo suicida a Roma e di cui sono vittime le centinaia di omosessuali vittime di reati a sfondo omofobico: una realtà del nostro Paese su cui ha puntato l’attenzione sia Amnesty International che il Dipartimento di Stato Usa.
La lotta contro l’omofobia è una battaglia di civiltà che impegna tutti in modo che frasi su omosessuali costretti «alla solitudine e all’abbandono, quando non muoiono per Aids o per droga» così come si legge su Avvenire siano sempre più ignorate. Perché spesso non si muore solo di Aids o di droga ma si può morire anche per il clima di odio che si respira nella società.


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