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Quindici mesi di pastasciutta. Quattrocentocinquanta giorni da bersagliere. Piume al vento. Un’esperienza comunque bellissima con episodi vari e coinvolgenti:Dopo solo venti giorni, lancio di una bomba ( R.S.C.M.), il nostro comandante ci offre gratuitamente una vacanza di tre giorni a casa. Week-end a chi riusciva a colpire il bersaglio, una tavoletta di legno sistemata al centro di un cerchio conficcata dritta nel terreno. Fu allora che memore delle alte gesta vissute nei conflitti urbani d’infanzia, decisi di sbriciolare in mille pezzi quel legno nemico. Il giorno dopo a casa, avevo vinto la prima battaglia.Mi ritorna alla mente di quando una sera in una missione difficile, capo squadriglia, ci infiltrammo tra i fornelli in dotazione presso il centralino, dove prestavamo servizio. Fuoco altissimo dei tegamini roventi. Dalle bistecche ormai quasi cotte saliva in alto, in una nube enorme, un profumo gradevolissimo di conquista. Tutto era magicamente pronto. Ad un tratto si aprì la porta e improvvisamente apparve un impavido tenente colonnello ispettore. Tutti in piedi sull’attenti, offuscati da inebrianti esalazioni, vedemmo morire miseramente quelle innocenti fettine di manzo.Le mie famose battaglie da bersagliere furono condotte tutte con alto senso del coraggio tra i fornelli, cucina e mensa: tutto intento a rigirarla, insalata, sale, olio e aceto, quando ad un tratto germogliò, come fosse un bollino che ne garantiva l’autenticità, una avvenente coda di lucertola, per un attimo sognai di essere sdraiato su un bel prato. Le mie mani accarezzavano dolcemente piccoli fiorellini e soavi trifogli. In tutta questa idilliaca atmosfera, presi atto dell’accidentalità degli eventi e guidato dallo spirito combattente e vincente dell’arma di appartenenza, sferrai un pugno sul tavolo e con un urlo da Iliade, mi dileguai e dal quel malinconico giorno non partecipai più ad uno scontro con l’infido nemico mensale.Non è stato facile portare a termine una missione così lunga, si avvertiva la necessità di diversificare le azioni e i metodi di combattimento, ecco, perché ogni tanto era opportuno riunirsi in adatte trincee e armati fino ai denti di posate e coltelli, assumevamo un atteggiamento spavaldo e pronto ad ingerire un bicchierino di sambuca per ogni eventuale gol dell’Italia calcistica.Certamente fummo presi alla sprovvista, quando dopo aver cenato e bevuto tanto di quel vino e birra, la sfortuna volle che la nostra nazionale vinse nell’occasione per sei a zero. Tutto finì con una bella sbornia mista che ci portò tutti, uno dietro l’altro verso quel lager di latrina a vomitare.Riconsegnammo tutto quanto e disarmati, indifesi e incapaci di reagire, tornammo dietro le linee delle nostre cuccette. Il brillante spirito di corpo ci aveva tradito ancora una volta.Altro atto rappresentativo di questa antica esperienza da milite ignoto è indubbiamente quello inerente all’ eclatante fenomeno del nonnismo. E’ noto alla cronaca il manifestarsi di tale stupefacente fenomeno di contaminata e radicale espressione negativa dell’essere umano. Tantissimi sono stati gli episodi di malcostume sociale che spesso hanno determinato, là dove essendo i protagonisti involontari e fragili, un esito o situazioni gravissime. Determinando in alcuni casi persino il suicidio. Fenomeno preoccupante e impressionante, significativo dal punto di vista sociale, manifestando l’insopportabilità di certe condizioni esistenziali.Essere svegliati in piena notte da un gruppo di scalmanati e costretti a marciare o peggio a fare cose di cattivo gusto, in nome dell’ormai prossimo congedo è stato un manifestarsi scorretto nei rapporti tra solidali finti umani. Per questo nel momento in cui in quel contesto mi è capitato di essere preso di mira, ho reagito in modo da disorientare chi cercava di coinvolgermi. Inizialmente facevo finta di dormire, anche quando qualcuno dotato di forte intelligenza, mi apriva le palpebre cercando di abbagliarmi con luce intensa. Altri vedendo la mia testardaggine, mi promisero che tutte le notti seguenti me la avrebbero fatta pagare. Così come facevo da piccolo, mi armai di armi da difesa: anfibi, scarpe, ciabatte ed altro e ogni qualvolta qualcuno di notte cercava di avvicinarsi al mio letto, davo via alla controffensiva, finchè il vile nemico capì e si convinse che non era facile sconfiggere un eroe di tante battaglie.