Magazine Cultura
Ieri durante un incontro operativo per il sostegno, si discuteva di mappe per lo studio. Sono ormai divenute strumento indispensabile nella didattica soprattutto in presenza di Disturbi specifici di Apprendimento. In realtà non ci si limita a usarle in quei casi, spesso si usano anche per il sostegno: si semplificano i contenuti si riducono a poche parole chiave. Ed è in questa semplificazione estrema, seppur necessaria che si perde, nella maggior parte dei casi, il ragionamento. Ho sempre pensato che il vero limite delle mappe è quello che, fornite come strumento pronto, non facilitino alcun tipo di ragionamento, ma come una sorta di cibo predigerito, si inseriscono nozionisticamente tra le cose sentite e apprese dai bambini: le mappe hanno senso nell'apprendimento se sono costruite e create da chi le usa affinché siano strumento efficace di apprendimento.
Come dicevo, durante questa riunione se n'è parlato e lo psicologo presente ha fatto anche lui notare che la mappa è uno strumento nozionistico e pericoloso, perché non sostiene il ragionamento ma solo nomi e fatti, ha invitato tutti a riflettere sul fatto che anche a scuola il sapere si sta riducendo a un intero quiz, trascurando le capacità di ragionamento, di raccontare fatti e soprattutto di inserire quei fatti in contesti di significato. Le mappe costituiscono insieme ai quiz la deriva nozionistica che si sta impossessando della scuola. Mi sono premunita di spiegare come si usano le mappe, in realtà esse vanno costruite a scuola con gli alunni utilizzando il testo e vanno usate come fossero degli appunti.
Nonostante ciò non si può fare a meno di concordare che i grandi numeri nella scuola hanno portato a questo, con il contributo delle prove Invalsi, che seppur basate sulle capacità di ragionamento, almeno per quel che riguarda la comprensione del testo, di fatto vengono percepite con un mero quiz, inducendo l'idea anche nei bambini che per fare bene, sia sufficiente leggere la domanda ma non rileggere il testo. L'aumento enorme di contenuti da presentare, la necessità di fornire a tutti una serie di informazioni di base, ha finito con il ridurre alcune materie a mero fatto informativo: storia, geografia, scienze, quando non sperimentali, ad esempio, o come in Italiano, la grammatica che sta assumendo sempre più i contorni di qualcosa da ricordare e non da capire, mentre è esattamente il contrario.
Anche il Concorsone rientra in questa logica, non è preoccupante il fatto che non lo si passi, perché non è detto che tutti siamo abili a risolvere equazioni anche semplici o ragionamenti di tipo logico, in forma di quiz, anche se la competenza dell'insegnante non può limitarsi ai ciò che insegna, il problema concreto, il vero pericolo cui è ulteriormente esposta la scuola, è che i test li abbiano passati, e quindi che accedano alle successive fasi concorsuali, persone che con l'insegnamento non hanno nulla a che spartire. Persone che sono prive di quelle caratteristiche umane e personali, con consolidata capacità di resistenza alla frustrazione, perché diciamolo che la scuola oggi è altamente frustrante, e capacità sociale. E non si capisce come in un periodo così buio della scuola, la cui immagine è costantemente alterata dal battage mediatico, investita da un giudizio sociale negativo e distorto, ci sia la fila per entrare. A me sembra che sta diventando sempre più un ufficio di collocamento. A spese degli alunni e anche a spese del futuro se posso dirlo. © Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.
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