Quota 96, comincia una nuova settimana di passione per gli insegnanti dimenticati dalla legge Fornero e rimasti in cattedra due anni oltre il dovuto.
Continua infatti alla Commissione Affari Costituzionale l’esame degli emendamenti al decreto PA, ma il tempo inizia a stringere e la data del primo settembre inizia ad avvicinarsi troppo per dormire sonni tranquilli.
Quello, infatti, sarebbe il vicino orizzonte verso cui stanno lavorando tutti i partiti, e che dovrebbe sancire l’ok alla pensione per 4mila insegnanti e dipendenti Ata che nel 2011 avevano almeno 60 anni e 36 di contributi, oppure 61 e 35, e che oggi superano abbondantemente Quota 100. Ciò, almeno secondo il testo allegato al decreto 90 di riforma della Pubblica amministrazione, ora sotto la lente delle Commissioni di Montecitorio.
L’emendamento, nei giorni scorsi, è stato dichiarato ammissibile nella prima seduta della Commissione Affari costituzionali, con grande soddisfazione sia dei promotori dell’iniziativa, appartenenti un po’ a tutti gli schieramenti, che dei diretti interessati, i quali, per la prima volta in due anni e mezzo, intravedevano concretamente la possibilità di ottenere la pensione.
Quello sui Quota 96, però, è soltanto uno degli oltre 1800 emendamenti arrivati sul capo del decreto di riforma della Pubblica amministrazione: un lavoro immane, che sta bloccando l’avanzamento del testo dalla Commissione all’aula.
E non è un caso, infatti, se, dopo il calcolo degli emendamenti arrivati a Montecitorio, si sia deciso di far slittare di qualche ora l’approdo in aula del provvedimento. Inizialmente atteso per domani, 22 luglio 2014, infatti, il decreo 90 dovrebbe fare la sua apparizione alla Camera non prima di giovedì 24, a causa della mole di emendamenti che la Commissione affari Costituzionali è chiamata a smaltire.
Se per la conversione del testo in legge questo piccolo rinvio non dovrebbe compromettere granché, dal momento che il termine ultimo per la conversione rimane al 24 agosto, per i Quota 96 a questo punto le ore e i giorni valgono bene settimane se non mesi e la preoccupazione inizia a prendere il sopravvento sulla speranza.
L’ok all’emendamento che li manderebbe in pensione, infatti, non sarebbe sufficiente a riconoscere l’assegno ai reali destinatari. Una volta approvata la legge, infatti, si avvierà una fase in cui toccherà all’Inps esaminare tutte le domande pervenute, verificando la reale rispondenza dei requisiti da parte dei richiedenti.
Solo conclusa questa seconda fase, potrà partire la reale erogazione delle pensioni, e che tutto ciò possa avvenire entro un mese, lascia alquanto perplessi i 4mila in attesa del pensionamento. La data, tra le vacanze imminenti e le lungaggini che si prospettano, appare minacciosamente vicina: i Quota 96 si interrogano se davvero sarà rispettata, o se ancora una volta i patti non saranno rispettati.
Fonte: Leggioggi