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Quotazioni in Borsa: la guerra di Re Giorgio

Creato il 22 giugno 2011 da Gretamiliani
Quotazioni in Borsa: la guerra di Re GiorgioE' guerra aperta, dichiarata. Non sul campo o nella trincea, bensì sulla passerella. Non ci sono armi, ma le parole dure e severe di Re Giorgio colpiscono comunque con forza, cogliendo di sorpresa gli avversari, che liquidano la questione con un signorile No Comment.
Giorgio Armani punta il dito contro Prada all'indomani della quotazione in Borsa ad Hong Kong; dopo quasi un decennio, finalmente Miuccia Prada e Patrizio Bertelli ce l'hanno fatta. Ma Armani non è per niente contento, anzi si scaglia contro la maison.
« Miuccia Prada - dichiara - ha scelto la strada dell'ironia e del cattivo gusto che piace. Nel suo genere è geniale come lo sono i due Dolce&Gabbana. Io ho scelto di vestire la gente. Mi rifiuto di fare baracconate soprattutto sull'uomo. »
Così Armani commenta le altrui sfilate, ritenendo che l'uomo proposto da Prada e da Dolce&Gabbana sia troppo eccentrico e che i capi proposti non siano indossabili dalla gente comune
« Secondo me il nostro lavoro serve a far vedere capi che possano essere indossati dalla gente, cose che abbiano un senso. »

Quotazioni in Borsa: la guerra di Re Giorgio

Sfilata Emporio Armani - Moda Uomo Milano 2011

Quotazioni in Borsa: la guerra di Re Giorgio

Sfilata Prada - Moda Uomo Milano 2011

Quotazioni in Borsa: la guerra di Re Giorgio

Sfilata Dolce&Gabbana - Moda Uomo Milano 2011


Per Armani uno stilista con la S maiuscola deve adeguare il suo genio e il suo gusto in previsione di quello del pubblico; vanno bene l'estro, la creatività, pure la follia, ma si deve creare e disegnare per vendere, non per compiacere le banche. « Non è un mistero per nessuno che in molti casi le banche dettino legge nel business delle griffe più degli stessi proprietari - continua - io invece dipendo solo dalla mia creatività e da quella dei miei collaboratori. Per me le sfilate sono una grande verità che tutti dovrebbero rispettare! »
Forte dei suoi 600 milioni in contanti (un tesoretto per molti) ed esente da debiti, Armani si dice lieto di essere svincolato dalle logiche previste delle quotazione in Borsa, che a parer suo accecano gli stilisti con la promessa di soldi facili. Danno o no, è pur sempre vero che l'imminente quotazione in Borsa a Hong Kong, prevista per il 24 giugno, porterà nelle tasche di Prada ben 900 milioni di euro.
Re Giorgio è un uomo pratico, si sa, un uomo di marketing che guarda ai numeri e nei numeri trova la forza per fondare e sostenere le sue convinzioni:
- 2,04 miliardi di euro il fatturato 2010 di Prada (+31,1% rispetto al 2009);
- 1,58 miliardi di euro quello di Armani, con una crescita inferiore (+4,3%), ma un utile netto record: 161 milioni (con una crescita dell'80%);
- 1,13 miliardi di euro per Dolce&Gabbana (+9,9% rispetto al 2009).
E non dimentichiamoci degli oltre 43 milioni di litri di acqua potabile raccolti grazie all'iniziativa Acqua for Life per aiutare le popolazioni del Ghana: non saranno soldi, ma i numeri parlano comunque chiaro.

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