così come porto scolpito nel cuore il motto nihil desperandum, autoconvicendomi ogniqualvolta che mi tocca affrontare una recrudescenza della malattia, posso però dire che in questi ultimi 15 giorni ho davvero fatto fatica a crederci.
sono state giornate pesanti e faticose, in tutti i sensi. sul piano fisico, l’eccezionale ondata di caldo che si è abbattuta verso la metà di luglio ha dato un surplus di stress all’organismo. stress fisico seguito a ruota -perchè da soli ci si annoia!- da quello emotivo. sono un tipo piuttosto fragile, lo ammetto. vibro come un cristallo di rocca appena mi urtano involontariamente, tracimo lacrime che nemmeno le alluvioni del Po, mi autocolpevolizzo in una infinità di modi e tempi del tutto particolari…di cose poi banalissime e prive di qualsiasi discernimento. fatto sta che avevo :
a) le gambe gonfie all’inverosimile, una tortura camminare, infilare un paio di scarpe…meglio non scendere nei particolari.
b) la contingente necessità di voler star bene al più presto, perchè c’era -c’è tuttora!- un milione di cose da fare.
ma la ritenzione non passava, le gambe non ne volevano sapere di collaborare, il fisioterapista era abbastanza allarmato e questo già di suo rappresenta un grave campanello d’allarme per le mie condizioni di salute. a tutto ciò si aggiunga la gestione del pargolo, gestione sì compartecipata e condivisa, ma pur sempre del mio cucciolo con tutti gli annessi e connessi…e di questi terribili 2 anni che ormai siamo proprio nell’occhio del ciclone… insomma nulla di positivo all’orizzonte! per giorni mi sono autocommiserata, autoflagellata, automaledetta, nell’affannoso recupero delle funzionalità andate momentaneamente disperse. ci ho dato dentro di cortisone, l’unica mia arma a disposizione, fisioterapia a parte. ci sono stati dei giorni in cui mi parevano più numerosi gli effetti collaterali che i benefici del medrol. ci sono stati dei momenti, come ad esempio ieri mattina, in cui dopo aver affrontato il ballatoio con piglio deciso, ho ripiegato bruscamente verso la porta d’ingresso, perchè sentivo le ginocchia farmi giacomo-giacomo mandando a benedire la programmata boccata d’aria verso il lungomare. e c’è stato un momento in cui ho pensato terrorizzata alla possibilità che le mie vene operate di recente di CCSVI si fossero inopportunamente ed ingiustamente richiuse, creandomi tutto questo bel casino all’improvviso!
poi…poi pare incredibile, ma da stamattina le gambe finalmente hanno assunto una forma umana, non sono più così insostenibilmente pesanti, comincio a camminare. cioè cammino senza restare ancorata alle pareti di casa, più fluida nel passo, anche se con ancora notevoli incertezze. all’ora di fisioterapia, ho ripreso a fare i vecchi esercizi interrotti più o meno due settimane fa, ed abbiamo subito notato quanto dovessi recuperare in termini di forza. praticamente il movimento c’è ma sono talmente debole muscolarmente che ogni gesto -ogni azione è un grosso sacrificio. ma il sacrificio devo farlo perchè non posso restare col muscolo del polpaccio flaccido, altrimenti non riprenderò a camminare come prima…morale della favola: terapia d’urto a base di specifici esercizi di fkt! intanto il tempo, quello meterologico, sembra prendersi gioco di noi: prima quella calura africana, adesso questo intermezzo autunnale. che almeno ha di positivo il fatto di non farmi arrostire lentamente gli ultimi neuroni superstiti! quindi non tutti i mali vengono per nuocere!
e se oggi ho gioito nel ritrovare il pieno controllo del mio piede sinistro, attendo fiduciosa gli eventi di domani, o di dopodomani anche, di quando cioè compariranno all’orizzonte inequivocabili segnali di fumo per l’altra mia estremità destra.
(la foto del piede marmoreo di Costantino è presa da qua)