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"Come faccio a motivare l'atleta se l'attuale modalità che utilizzo con lui non ...

Creato il 01 agosto 2011 da Ekis Sport Coaching @Ekis_srl

Velasco, un motivatore e mental trainer eccellenteNel recente articolo ti ho parlato di come il mental coach percepisce i giovani atleti e il loro rapporto con la famiglia e come anticipato oggi voglio approfondirne un particolare aspetto che è anche una parte importante del mental training: come fare a motivare efficacemente un atleta?

Quando la cultura del mental coaching non era ancora così diffusa, coloro che non conoscevano bene il nostro mestiere ci appellavano proprio come “i motivatori” ed in effetti motivare è un effetto importante del nostro lavoro.

Se ci pensi bene, se per il mental coach è fondamentale motivare il proprio atleta, lo è altrettanto se tu sei un genitore, un allenatore, un atleta che ha a che fare con dei compagni di squadra. Quando sei un bravo motivatore raggiungi più facilmente i tuoi obiettivi.

Noi mental coach siamo dei bravi motivatori per un semplice motivo: perché sappiamo che le persone si motivano in modo diverso a seconda dello stato d’animo e del contesto e sappiamo riconoscere quale modalità di motivazione applicare in base alle necessità.

Ad esempio, ci sono persone che per raggiungere un obiettivo hanno bisogno di sapere che ci sarà una ricompensa, altre che vogliono raggiungere lo stesso obiettivo per evitare una punizione. L’obiettivo è lo stesso ma le ragioni che muovono queste due persone sono completamente opposte l’una con l’altra.

Molto spesso l’atleta è un “achiever”, cioè lavora per raggiungere un obiettivo che gli dà un premio piuttosto che per evitare qualcosa.

Molti atleti, tuttavia, sono stati abituati da allenatori che a loro volta hanno imparato dai loro allenatori a raggiungere l’obiettivo della vittoria a suon di punizioni, umiliazioni e pugno di ferro. Non giudico il metodo, semplicemente questo funziona soltanto con alcuni atleti, mentre per altri è una sofferenza indicibile, che porta a volte anche alla rinuncia.

Se un allenatore è consapevole di questo, sa che con alcuni atleti otterrà risultati utilizzando il pugno di ferro, e sa che con altri dovrà far leva su altre cose: premi a raggiungimento del risultato, riconoscimento dei progressi fatti, la classica pacca sulla spalla a risultato intermedio raggiunto. Per alcuni atleti questo è veramente importante, e non ha a che fare con la disciplina o con altre cose. Semplicemente è la loro modalità di motivazione, se un atleta si motiva perché sa che otterrà un premio non avrà bisogno del pugno di ferro per essere disciplinato e rigoroso.

Non sto nemmeno parlando di regole diverse: le regole valgono indistintamente per tutti gli atleti (se parliamo di sport di squadra), sono soltanto gli argomenti su cui far leva nel relazionarsi con loro che sono diversi.

Poniamo invece che tu sia un genitore, quando tuo figlio atleta raggiunge una certa età critica, spesso solo perché sei il genitore, per principio hai torto (naturalmente sto generalizzando, ma questa situazione è molto tipica). Perciò che tu dica una cosa o un’altra, con mille modalità diverse, di base sei il genitore e quindi sbagli.

Ci sono stati tempi in cui invece tuo figlio pendeva dalle tue labbra, qualsiasi cosa dicessi, e seguiva i tuoi consigli alla lettera.

Se continui a fare con tuo figlio cresciuto quello che facevi con tuo figlio più piccolo va da sé che non otterrai purtroppo gli stessi risultati! Se prima potevi essere saggiamente direttivo, ora hai bisogno di avere una “malizia” diversa per motivarlo, usando frasi del tipo: “non so se ti può interessare il pensiero di un vecchio genitore, ma credo che…” oppure “ho in mente una soluzione per farti vincere di più, ma non credo ti interessi…” dal momento che lui pensa che tu abbia di principio torto, una frase così gli suscita come minimo l’obiezione “cosa ne sai tu se mi interessa o no?”.

Se noti ad esempio che ora fa molto più affidamento sul suo giudizio personale che su quello degli altri apprezzerà molto una frase del tipo: “tu sai cos’è meglio per te” o “so che farai la scelta giusta”.

Stiamo parlando naturalmente a livello generale, l’unico modo per capire che funziona è utilizzare questi suggerimenti e notare cosa succede!

L’allenatore, o il genitore, o il compagno di squadra, ha bisogno di acquisire flessibilità, perché a seconda delle situazioni e dello stato d’animo le modalità di motivazione cambiano, perciò quello che valeva prima con lo stesso atleta può non valere dopo se nel frattempo qualcosa è cambiato. Come fare a capire ed acquisire flessibilità? Osservando le risposte e i comportamenti dell’atleta ed adattandosi ad essi ed ovviamente studiare del materiale tecnico a questo proposito.

Se vuoi approfondire la tua conoscenza in questo specifico ambito, un mental coach può darti tutte le informazioni tecniche necessarie.

Emblematico ed utilizzatissimo sia negli spogliatoi dagli allenatori che dagli sport coach, il famosissimo video dello speech motivazionale tratto dal film “Ogni maledetta domenica” con il mitico Al Pacino.

Silvia Pasqualetti
Di Silvia Pasqualetti


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