“Quosque tandem abutere Allegri, patientia nostra? (Fino a quando, Allegri, abuserai della nostra pazienza?)” è una citazione ciceroniana con la quale si conclude una lettera inviata alla Gazzetta dello Sport da un tifoso milanista. A lui ha risposto il vice direttore Franco Arturi, un grande esperto di basket, il quale però spesso sul calcio snocciola con una certa boria tesi sin troppo semplicistiche.
Ma questo non è stato il caso. Arturi infatti, rispondendo al lettore, esprime un’opinione che nessun giornalista o quasi, nel corso di questi mesi terribili per il Milan, non ha avuto il coraggio di esprimere. “Il tema realisticamente è – scrive Arturi – da questo organico ci si può attendere che giochi almeno come l’Atalanta, il Parma o il Catania?”. Perché, sono in molti a dimenticare che la squadra di Colantuono, come quelle di Donadoni e Maran, nè l’anno scorso nè adesso avevano in squadra Ibrahimovic e Thiago Silva, eppure, sia nella stagione passata che in quella corrente, giocano meglio del Milan e adesso lo sopravanzano in classifica.
Nel corso di un anno e mezzo Emanuelson, arrivato come terzino nel gennaio del 2011, ha giocato come mezzala (destra!), trequartista, seconda punta. Passato da seconda scelta a titolare a terza scelta a titolare, senza mai essere veramente decisivo, è il simbolo della confusione che regna in testa ad Allegri e al suo staff tecnico.
Quattordici formazioni diverse in campo in sedici partite ufficiali, quasi mai la stessa difesa in campo, dove è stato messo più volte l’impresentabile, per condizioni fisiche e mentali, Mexés, il giocatore più pagato della rosa visto che come Robinho (un ectoplasma da almeno un anno) e Pato (un mistero perso dietro ai suoi malanni tecnico-muscolari-sentimental-esistenziali), percepisce uno stipendio annuale da 4 milioni netti.
Evidenti sono le colpe della società che ha smantellato l’asse portante (Thiago-Van Bommel-Ibra) della squadra che solo un anno e mezzo vinceva uno scudetto a mani basse, ma a fronte di un drastico ridimensionamento degli obiettivi e del tasso tecnico della rosa, dov’è la mano del tecnico? Si intravedono soltanto improvvisazione (difesa a tre, centrocampo a cinque, attacco a zero), incertezza e nessun punto fisso.
Emblematica in tal senso è stata la partita di domenica, persa nettamente a San Siro contro la Fiorentina, una squadra con un tecnico nuovo e con 9 giocatori su 11 arrivati nel corso del mercato estivo. Montella in pochi mesi ha dato un’identità alla squadra, Allegri nello stesso tempo non ha trovato nessuna soluzione e nessuna chiave tattica per mettere assieme i suoi giocatori che, seppur male assemblati, avrebbero le possibilità per rendere meglio di Catania, Cagliari e Torino, il cui monte stipendi è inferiore almeno di 2/3 rispetto a quello dei rossoneri.
Il livello di gioco (o non gioco) espresso dalla squadra di Allegri farebbe supporre non solo che il Milan possa rischiare di essere invischiato nella lotta per la non retrocessione, ma che farebbe fatica persino in una serie inferiore, dove la maggior parte dei tecnici, in mancanza di valori tecnici elevati, sopperisce alle carenze dando alle proprie squadre un gioco e delle certezze. La cosa curiosa di questa vicenda è inoltre che lo stesso Allegri in serie C con il Sassuolo e in A con un Cagliari dalle ambizioni limitate aveva fatto intravedere anch’egli questa possibilità.
Allora è evidente che il tecnico livornese, spogliato dei suoi Ibra e dei suoi Thiago, non sia in grado di gestire una squadra di livello superiore, dove le pressioni sono notevolmente più alte e le aspettative estremamente diverse.
Oggi il leader maximo Berlusconi ha fatto visita alla squadra, strombazzando al solito slogan vuoti (mai più la difesa a tre, Montolivo è il nuovo Pirlo, etc.) e affermando per l’ennesima volta che Allegri ha la sua fiducia (una fiducia ben ripagata da uno stipendio di 2,5 milioni all’anno). Tanto arriverà il Salvatore che a gennaio porterà in dote Papadopoulos e Dossena che risolveranno tutti i problemi.
La verità, assodata dai fatti, è che Allegri sta dimostrando di non essere degno di questa fiducia (e di questo stipendio) e che la società, oltre ad aver smantellato una squadra da vertice, non ha voglia di assumersi la responsabilità di mettere nel libro paga un altro allenatore. Meglio piuttosto andare alla ricerca di un prestito o di un parametro zero, o di qualche mediocre mestierante dallo stipendio modesto, come le ridotte ambizioni di questo triste Milan e del suo perplesso allenatore.