Pur essendo brand distinti, la loro produzione mi sembra omologata, per non dire uguale.
Informi vestiti di jersey, che le guest tirano come degli elastici, o accorciano e rimpiccioliscono con delle cinture, tutti presentati e osannati come l'ultimo trend newyorkese.
C'è da dire che per es. Nina Leonard, leader di queste marche oltreoceano, presenta misure come la XXL e la XXXL.
Vero delirio delle donne "rotondette", questa moda made in China, costa 30-40 euro a capo, esclusi i quasi 8 euro di spese di spedizione.
Se sbaglia la taglia può chiedere la sostituzione, se si pente, che problema c'è? Restituisce.
E qui c'è la prima trappola.
Il diritto di recessione costa quasi 8 euro di spese di spedizione.
Questo nei rasserenanti show non viene mai cantato.
Se l'acquirente carica su ogni singolo vestito quasi 16 euro di spedizione e restituzione, poi ci mette la qualità di una moda made in China a tiratura illimitata in tessuto sintetico, la convenienza è nulla.
Meglio spalmare le spese di spedizione, comperando più vestiti o altri oggetti, altra trappola psicologica, che induce a comperare di più.
Se poi si deve accorciare o modificare il capo da terzi, la convenienza diventa perdita.