La collana Sírin Classica della Voland si propone di offrire al lettore le opere meno note di alcuni dei più celebri scrittori russi, da Bulgakov a Dostoevskij, dalla Cvetaeva a Turgenev, in un'accurata traduzione accompagnata da una breve postfazione d'autore. La scelta di dare ampio spazio ai racconti - ciò di cui da oltre un anno si occupa Raccontami - in Sírin Classica è stata certo propiziata dal piccolo formato dei volumi (10,5 x 15,5), così già il secondo della collana è Tre racconti (tradotto e commentato da Pia Pera) di Anton Pavlovic Čechov: si tratta di testi poi confluiti nella raccolta Crepuscolo, che, sebbene distanti e distinti l'uno dall'altro, alludono a due temi molto cari a Čechov, la solitudine e l'incanto dinanzi alla natura. Ecco, ad esempio, l'estatica descrizione del cielo stellato in Notte di Pasqua: "Il mondo era illuminato dalle stelle sparse a profusione nel cielo. Non ricordo di avere mai visto così tante stelle! Da non poter letteralmente infilarci un dito. [...] piccole e grandi, tirate a lucido, rinnovate, gioiose, e tutte quante vibravano dolcemente i raggi".
A Cesare G. De Michelis si devono la traduzione e l'analisi di Due storie pietroburghesi di Nikolaj Vasil'evič Gogol' (quinto in collana), in cui si fondono mirabilmente dramma e satira: Corso Nevskij narra di due infelici infatuazioni, quella di un pittore per una misteriosa passante (che scoprirà presto essere una volgare prostituta) e quella di un tenente per la moglie di un corpulento fabbro tedesco; Brandelli dal memoriale di un matto si compone, invece, dei frammenti del diario di un funzionario che giunge a intendersela con i cani e a credersi il Re di Spagna - opportunamente, De Michelis rileva che il matto "è anche la figura d'un filone letterario che conosceva all'epoca una ricca fioritura" e ce ne indica i possibili ascendenti. A differenza di quelli di Čechov, i racconti di Gogol' hanno un'ambientazione urbana e la fatua società ottocentesca russa, o meglio pietroburghese, rappresenta il suo campo di osservazione prediletto, delineato con cinico divertimento così come nel più noto dei capolavori gogoliani: Le anime morte.
Diavoleide di Michail Afanas'evič Bulgakov, ottavo e penultimo volume, include Le avventure di Čičikov, oltre all'omonimo racconto che Andrea Tarabbia, traduttore e curatore, legge come una sorta di anticipazione del Maestro e Margherita: "forse è proprio con Diavoleide che il "seme del diavolo" si impossessa definitivamente di Bulgakov". Ad ogni modo, le due storie pubblicate nell'ottavo titolo della collana sono caotiche e deliranti e al tripudio del fantastico affiancano la satira della burocrazia sovietica, recando già i tratti peculiari della scrittura di Michail Afanas'evič.
Con Racconti di Odessa di Isaak Babel', nono e ultimo volume, si è da poco concluso il percorso di Sírin Classica, iniziato con Chadži-Murat di Lev Tolstoj e interamente curato da Daniela Di Sora con la collaborazione di Emanuela Bonacorsi; gran merito, oltre che a loro, va attribuito alla Voland che ha saputo investire e scommettere su questo progetto culturale di grande valore e controcorrente rispetto ai parametri di un mercato che, per contenere i costi, spesso trascura la qualità delle traduzioni, con risultati talvolta imbarazzanti - ma qui si aprirebbe un altro discorso che su Sul Romanzo e su altri lit-blog è già stato più volte affrontato.