Magazine Diario personale
Mi piace vivere di storie che hanno un'anima, ed in quell'anima perdermi senza rimedio, senza neppure sentire la volontà di ritrovarmi impanicata da un senso critico che vuol sentir ragione. Mi è successo spesse volte l'anno scorso, con mia grande sorpresa: "Noi siamo infinito", Ruby Sparks", "Il lato positivo" e "Moonrise Kingdom"; e prima ancora con "Il favoloso mondo di Amelie", "Emotivi anonimi", "Little Miss Sunshine", "500 giorni", "An education".Film che non sono quei punti fermi che hanno le etichette dell'oscar, meritato "per forza" tanto esprimono intensità, o i baluardi spassionati e senza tempo, dirompenti di icone e immagini sprecate per il 4K... No, sono quei sogni in movimento, al buio di una sala annegata di popcorn o triacetato, sogni che hanno sgargianti colori deformati, un'allour da cinepresa antica, e personaggi che dissacrano convintamente. Le storie che sfiorano il paradosso, la chimica di istrionici "tali" che ti scivolano dentro e sulla pelle, la totale assenza di elementi da kolossal, la banalità scritta di racconti ninnaneggianti. Sono questi i film dei quali acquisto i dvd, questi i miei "per sempre", queste le vicende che mi ammalano coinvolgendomi. E "Grand Budapest Hotel" fa parte della schiera. L'ho visto con la mia persona, e ne ho risucchiato ogni incongruenza, ogni fallimento di naturalezza, ogni complimento al reale.C'è uno scrittore al quale viene offerta La Storia, quella degna di tutte le lettere maiuscole, quella che segnerà la svolta al successo esimio.Un giovane rifugiato politico senza natali, Zero, viene assunto come valletto da un sedicente concierge del miglior albergo della città di Zubrowka, il profumatissimo Monsieur Gustav. Conquistatore di geriatrici cuori, il concierge prende a cuore il fanciullo, e a cavallo della guerra, che sarà deus ex machina implacabile, vive l'avventura delle avventure, calpestando la fuga da un figlio irato, verso un quadro dal valore inestimabile, eredità di una delle sue conquiste.Tra dialoghi al limite della sfrenatezza lessicale, personaggi colorati di spirito senza spiegazione, e treni e scale e dolci, si esplica questa faccenda di cuore, che vede rivelarsi tutti i sentimenti: dall'invidia, all'amicizia, passando per l'amore e la paura. Un calderone che, se non vi è particolarmente chiaro non è colpa vostra, ma che riflette una magnifica caotica condizione: quella dell'esistenza.
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