Magazine Diario personale

Racconti di guerra

Creato il 23 ottobre 2011 da Maris

Cara Lilli,

tutta la faccenda drammatica e sanguinosa della cattura e dell'uccisione di Gheddafi mi ha fatto pensare per l'ennesima volta a come la guerra faccia parte della realtà del nostro mondo quotidianamente.

Quanti focolai di guerra ci sono attualmente? Quanti morti e feriti, quante vittime innocenti (vecchi e bambini innanzitutto)? Quante distruzioni sono in corso?

Ma dico io, ci sono già purtroppo tanti modi di morire, ci sono già le malattie gravi, l'inquinamento, gli incidenti...non bastano? Ucciderci tra di noi potremmo anche risparmiarcelo.

Certo, la guerra vera e propria in casa nostra non c'è (dico "vera e propria" perchè con la criminalità organizzata in Italia non è che scherziamo...anzi!) e questo a volte ce la può far sembrare come un fenomeno lontano, che vive solo nei telegiornali...ma io ne ho paura.

Ho paura di cosa sarebbe vivere in un Paese in guerra, Lilli. Ho paura di cosa dovremmo affrontare, di come dovrebbero vivere i miei bambini, di cosa sarebbe avere mio marito tra le fila dei combattenti.

Ho nella mente ben nitidi i ricordi di tutti i racconti della mia nonna materna: episodi vissuti in prima persona, non cose accadute a chissà chi.

La storia di come lei e nonno, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, quando le cose si aggravaronosempre più, presero le loro sei figlie, ancora tutte piccole (mia mamma era la maggiore), e le portarono via da Napoli perchè era troppo pericoloso vivere là. Le lasciarono ad Agerola, nel paese di origine di nonna, presso le sue sorelle non sposate che vivevano nell'antico palazzo di famiglia, dove avrebbero avuto affetto e attenzione e non sarebbe mancato loro il cibo, con l'orto, gli alberi da frutta, la mucca per il latte fresco, le galline per le uova. Nonno aveva comprato anche delle coppie di conigli, in modo da assicurare della carne se fosse mancata.

Nonna non era rimasta ad Agerola, però: lei aveva scelto di stare al fianco di suo marito a Napoli, di non lasciarlo solo. In qualche modo la vita continuava, lui comunque doveva lavorare. Mio nonno era avvocato, cosa che allora aveva un valore maggiore di quello che ha adesso, perchè gli avvocati non erano in numero spropositato come oggi. Era stimatissimo nella sua professione e aveva addirittura lo studio nella celebre Galleria Umberto, ma non si è mai arricchito mio nonno, perchè non sapeva speculare sulle disgrazie e sui problemi della gente, specie in quel periodo poi: nonna mi raccontava di come accettasse pagamenti in natura dai contadini perchè i soldi mancavano o di come addirittura non si facesse pagare per niente dalle persone che con la guerra erano cadute in miseria.

Caro, dolce nonnino mio, mai conosciuto purtroppo perchè è morto 2 anni prima della mia nascita. Ebbe anche una medaglia d'oro al merito forense.

Tornando alle storie di guerra, nonna mi faceva sempre restare col fiato sospeso ogni volta che mi raccontava l'episodio di quando lei e nonno erano scappati dal loro appartamento per un allarme aereo: erano fuggiti passando dai tetti, saltando da un palazzo all'altro mentre le bombe cominciavano a cadere e avevano scampato la morte per un soffio perchè uno dei palazzo da poco lasciato alle loro spalle era poi crollato, riducendosi in un cumulo di macerie.

Insomma, Lilli...non oso immaginare cosa farei in situazioni del genere. Il primo pensiero sarebbe di certo quello di proteggere i miei figli. Ho visto in TV e nei documentari cose troppo atroci riguardanti in particolare i bambini che solo se ci penso non mi fanno dormire la notte.

Perdona questo post triste, Lilli, ma la realtà non è tutta rose e fiori, non ci sono solo l'amore e le storie buffe dei piccoli monelli di casa. La realtà è che nel mondo si muore ogni giorno per le guerre in corso e il sogno della Pace sembra un traguardo irraggiungibile.

 


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