Inauguriamo oggi una nuova rubrica del blog dedicata alla pubblicazione di brevi racconti della tradizione letteraria italiana e non.
Come primo testo abbiamo scelto un brano che appartiene alle radici più profonde della cultura e della storia letteraria italiana ed europea: Il cane e il lupo, favola dello scrittore latino Fedro (ca. 20 a.C – 50 d.C.).
La favola, che di solito è considerata narrativa minore e riservata ai bambini, è in realtà uno dei generi letterari più antichi ed è stata usata fin dai primordi dell’umanità per raccontare per via indiretta debolezze, vizi e difetti degli esseri umani.
Il genere letterario favola ha infatti delle caratteristiche molto precise:
- è un breve componimento in prosa o in versi
- ha per protagonisti – in funzione di rappresentanti di vizi e difetti umani – animali e talvolta piante o oggetti inanimati
- ha una morale che di solito esprime in modo esplicito e diretto nelle parole finali
E queste caratteristiche, naturalmente, sono tutte presenti nel Lupo e il cane di Fedro. Una favola che, pur con i suoi oltre 2500 anni di età (la prima versione fu infatti composta dal favolista greco Esopo nel VI sec. a. C e fu poi ripresa e riscritta in latino da Fedro nel I secolo d.C.) è a mio parere più attuale che mai e mette in rilievo uno degli eterni dilemmi dell’essere umano: il benessere materiale vale la perdita della libertà, dell’autonomia e dell’indipendenza?
Buon lettura!
Il lupo e il cane – Fedro (I secolo d.C.)
Quanto sia dolce la libertà, voglio esporlo in breve.
Un lupo, sfinito dalla magrezza, si imbatté per caso in un cane ben pasciuto. Si salutarono e si fermarono a parlare:
“Dimmi un po’, come fai a essere così bello lustro? Che cosa hai mangiato per avere messo su tanta carne? Io, che sono molto più forte, muoio di fame”.
Il cane con franchezza: “Puoi essere nella mia stessa condizione se sei disposto a prestare al padrone un servizio come il mio”.
“Quale?”, chiese il lupo.
“Custodire il portone e proteggere di notte la casa dai ladri”.
“Io sì, sono pronto: ora mi tocca sopportare neve e pioggia; dura è la vita che trascino nei boschi. Come sarebbe più facile per me vivere sotto un tetto, e saziarmi di cibo abbondante senza fare nulla!”.
“Allora vieni con me”.
Cammin facendo, il lupo scorge il collo del cane spelato dalla catena.
“Come te lo sei fatto, amico?”
“Non è nulla”.
“Ma dimmelo, per piacere”.
“Dato che appaio aggressivo, durante il giorno mi tengono legato, perché dorma quando c’è il sole, e stia sveglio quando è notte: mi sciolgono al crepuscolo, e allora vado in giro dove mi pare. Mi portano il pane senza che io lo deva chiedere; il padrone mi dà gli ossi della sua tavola; la servitù mi getta bocconi e le pietanze di cui non ha più voglia. Così, senza fatica, la mia pancia si riempie”.
“Di’ un po’, se ti viene voglia di andartene a zonzo, hai la libertà di farlo?”
“Ma certo che no”, rispose.
“Goditi pure, cane, le delizie che decanti: non voglio essere re, se non posso essere libero come voglio io”.
Traduzione tratta dall’ebook Fedro – Tutte le favole pubblicato a cura di Silvia Masaracchio e disponibile sul sito Bachecaebookgratis.
La versione originale latina della favola “Lupus ad canem” può essere reperita sul sito Inter nos
Chi volesse avere una prima informazione su Fedro può consultare il profilo dell’autore pubblicata su Wikipedia
Scritto da Vianne