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Una lanterna per la Befana (di Rosalba Cocco)
Anni e anni di fermate a domicilio, d’instancabili viaggi notturni, avevano enormemente affaticato la vista della Befana. Su e giù per le regioni d’Italia a soddisfare le richieste dei bambini, da nord a sud, da est a ovest, controllare indirizzi, spuntare elenchi e la Befana non ci vedeva più tanto bene. Una visita dal più antico occhialaio della città e un paio di occhialini dalla classica forma tonda alleviarono per qualche tempo il problema. Ma gli occhiali, si sa, servono quando c’è luce, invece la povera Befana era costretta a viaggiare di notte: niente da fare non ci vedeva proprio. Fu così che prese la sua decisione: era tempo di andare in pensione. Si recò dal tipografo, l’anziano signor Stampus, quello della viuzza stretta che insieme alle sue antiche macchine per la stampa sembrava stare lì dalla notte dei tempi, chiese di poter stampare degli avvisi e porse un foglietto stropicciato con scritto: Ormai giunta in età di pensione e con la vista malandata, Vi comunico che a partire da oggi mi ritiro a vita privata. Un saluto affettuoso a tutti i bambini. L’uomo strabuzzò gli occhi incredulo, cercò tentoni una sedia, la avvicinò senza mai staccare lo sguardo dalla vecchietta, che non sembrava poi così male in arnese, e si sedette. Pensò che la portata della notizia era davvero sensazionale. Questo fatto avrebbe cambiato persino il calendario e lui i calendari li aveva ormai tutti stampati, che dire poi delle chiusure dei negozi o delle vacanze scolastiche… Si fece largo tra i suoi pensieri, che correvano veloci come meteore nella notte buia, un’altra certezza: come avrebbero reagito tutti i bambini, da Lampedusa fino a Predoi, al pensionamento della Befana? Bisognava fare qualcosa, altro che stampare avvisi, occorreva riportare la Befana alla ragione. Non era possibile che arrivati al 2050 tutto finisse così, all’improvviso. E sì che i bambini da nativi digitali erano ormai diventati DNA-Digital, ma alla Befana non volevano certo rinunciare, sarebbe stato come rinunciare ai sogni e all’infanzia stessa. Perfino molti adulti si sarebbero risentiti a questa dolorosa notizia. Certo, occorreva riconoscere che il teletrasporto e l’avvento definitivo dell’ologramma aveva ormai ridotto al lumicino lo spostamento delle persone, ma la Befana no, era ancora presto per dirle addio definitivamente. La congedò invitandola a ripassare da lì a qualche ora, prese tempo dicendole che le sue macchine antiche avrebbero impiegato un po’ a stampare gli avvisi. La Befana bofonchiò qualcosa a proposito di quel negozio così poco moderno e si eclissò. Il tipografo corse a chiamare i nipoti. Sollevò la pesante tenda che copriva il retrobottega e loro stavano lì, accucciati coi volti rigati di lacrime, non ci mise molto a capire che avevano origliato e che erano al corrente di tutto. Erano bambini svegli, anche se poco DNA-Digital, abituati a trovare soluzioni pratiche si recarono nel negozio di elettronica lì accanto, presero alcuni vasetti di vetro auto-riflettente, inventato nel 2030 da Illuminus per risparmiare sulle illuminazioni delle città, dentro ci misero una candela autorigenerante, anche quella invenzione di Illuminus, che era servita a sostituire la cera d’api scomparsa nel 2020 e ottennero così un potente faro per illuminare il viaggio notturno della Befana.
Era ormai sera tarda, al sei gennaio mancavano una manciata di ore, la Befana tornò a prendere i suoi manifesti di addio. Guardò sul banco, vicino alla cassa, ma nessun pacco somigliava a una risma di carta, aggiustò gli occhiali guardò meglio e fu in quel momento preciso che il Signor Stampus accese la lanterna: tutta la tipografia s’illuminò come se il sole fosse lì a due passi. La befana fece un passo indietro e sorrise, lui le porse delicatamente la lanterna. E lei si avviò, nella notte buia affrettò il passo, accese la lanterna e migliaia di stelle si sparsero nella nebbia che da blu intenso virò al caldo color oro. La magia entrò nelle case ancora una volta e per tanti anni ancora. (Fine)
L'immagine della Befana è di qui. La foto ritrae una Pupazza di Gaia, in seguito si scoprirà cosa c'entra.
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