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Racconto: Il garibaldino (II parte)

Creato il 11 febbraio 2011 da Spaziokultura
Era tempo di lotte e Nicola voleva essere in prima fila. Era troppo importante fare la storia e vivere quelle azioni con la sola forza che si chiedeva in quei frangenti: la passione risorgimentale. Il generale aveva combattuto dappertutto lasciando una lunga scia di vittorie e di eroismo, adesso era al servizio non solo della causa italiana, ma della sua personale ambizione. Quel sud continuava ad essere troppo estraneo a tutto ciò che era successo e la spedizione dei mille era l'ultima occasione. Per Nicola era ora di decidere: aspettare la risalita verso la Calabria o unirsi alle camicie rosse già in Sicilia. Garibaldi non aveva tempo prestabiliti di salita e discesa, ma il suo orologio aveva le lancette della battaglia. Per raggiungere la Calabria sarebbe trascorso poco o tanto a seconda dell'esito degli scontri. I borboni rimanevano pur sempre un nemico organizzato e preparato che avrebbe dato filo da torcere. Nicola però aveva fretta: i garibaldini avevano bisogno di tutti i volontari possibili per avanzare tanto che cominciò a dubitare persino che avrebbero raggiunto la Calabria! Non posso aspettare!- confidò il giovane Nicola a suo fratello- Garibaldi ha bisogno di me subito e io voglio raggiungerlo- aggiunse. Aveva aspettato tanto che adesso ogni secondo gli sembrava un secondo sprecato: doveva andare. Preparò la sua borsa con poche cose, delle camicie, un pò di pane e soprattutto un tricolore che aveva conservato gelosamente dopo che la madre lo aveva cucito apposta per lui.Non aveva granchè di armi, ma solo un pugnale e una falce. Sarebbero bastati!

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