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Racconto: Il garibaldino (III parte)

Creato il 16 febbraio 2011 da Spaziokultura
Il viaggio che attendeva Nicola non era affatto semplice e poteva essere anche molto pericoloso. A quel tempo le strade erano battute da Borboni e da briganti e non si sapeva chi fosse realmente più pericoloso! Forse in quel momento i briganti non avrebbero tanto spaventato quanto i Borboni che attendevano e stavano già affrontando le truppe garibaldine. L'eco delle battaglie di Palermo, Calatafimi, e di tutti gli scontri con i Borboni era giunto fino a Nicola che però alla luce delle vittorie delle camicie rosse considerava sempre più probabile la loro risalita. Non è che ci fosse tanta attesa: la gente era più preoccupata di sopravvivere che non di realizzare una fantomatica unità della penisola i cui motivi sociali, politici ed economici erano poco chiari. C'era chi come Nicola sognava ad occhi aperti l'Italia vagheggiata da Mazzini, ma molti altri continuavano ad ignorare ciò che stava avvenendo. Nicola equipaggiato alla meno peggio e armato di un lume s'incamminò una notte che la luna piena brillava nel cielo. Molti il giorno prima giuravano che Garibaldi avrebbe lasciato la Sicilia l'indomani e il giovane garibaldino voleva andare ad aspettarlo. Lungo la strada Nicola non faceva altro che pensare e ripensare alla mamma che aveva cucito per lui il tricolore e che adesso per quel tricolore doveva combattere. In alcuni frangenti si chiedeva se ne valesse la pena, non tanto perché non era convinto di ciò che si stava realizzando, quanto perché quella strada, quei pericoli erano un reale impedimento. E se fosse morto prima ancora di congiungersi con i mille? Questo pensiero lo attanagliava più degli altri e forse non era del tutto incomprensibile... Stava procedendo velocemente quando sentì dei passi... poi una scoppiettata... delle voci... Fermo là - gli intimò puntandogli un fucile alle spalle una guardia borbonica. Forse il suo cammino finiva proprio con quell'incontro!Come ti chiami? Che ci fai di notte da queste parti? - aggiunse la guardia.Nicola ebbe un attimo di scoramento, ma non aveva nessuno intenzione di rinunciare al suo proposito. Con voce ferma e decisa rispose che stava andando verso il sud della regione per trovare lavoro come pescatore  e che l'indomani avrebbe dovuto essere sul posto. La guardia mentre ascoltava la versione del giovane lo guardava con sospetto e soprattutto guardava la sua falce e il pugnale. A cosa ti serviranno questi attrezzi quando farai il pescatore - osservò con una certa ironia il borbone.Fu l'ultima cosa che disse. Nicola approfittando della distrazione dell'uomo lo colpì all'addome. Lo lasciò dolorante a terra e si diede alla fuga.

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