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Racconto: Il garibaldino (Ultima parte)

Creato il 22 febbraio 2011 da Spaziokultura
Nicola lo guardò con ammirazione. C'era ancora gente che credeva in qualcosa!L'Italia solo così poteva essere costruita e solo così poteva nascere un popolo unito. L'azione di guerriglia portata avanti dai mille era e doveva essere semplicemente la dimensione armata e  belligerante di ideali che dovevano invece attecchire le menti e i cuori.Nicola e Giuseppe pur provenendo da estrazioni sociali differenti avevano in comune l'idea di patria e di popolo e non importava se per realizzarle si doveva morire!
 I due proseguirono per un bel tratto di strada, ma quando ormai il pericolo sembrava scongiurato successe l'imprevedibile. Una tromba, dei tamburi e poi il silenzio più assordante...Nicola si accorse subito che non era un buon presagio, mentre Giuseppe era più scanzonato e credeva di poter celare le loro identità dietro le uniformi rubate ai borboni e che adesso indossavano.- Se incontriamo qualcuno tu non parlare, altrimenti sveleresti la tua lingua. Parlerò solo io che riesco a comunicare con loro - raccomandò Giuseppe.D'un tratto s'imbatterono in un plotone di borboni che all'impazzata cercava qualcosa o forse qualcuno. Non ebbero modo di divincolarsi che quello che sembrava il capo del gruppo urlò incomprensibilmente verso i due. - Fai quello che faccio io e stai zitto - intervenne Giuseppe.Si misero entrambi in posizione di marcia e si allinearono al resto dei borboni. L'unico modo per sfuggire era quello di approfittare, come era già accaduto, di eventuali distrazioni o di via di fughe laterali. Non ci fu però la minima possibilità di scappare. Era come essere in gabbia con la porta aperta e non riuscire ad uscire.Il capo ad un certo punto si bloccò alla sommità di un pendio da cui si vedeva il mare e le onde che s'infrangevano contro le rocce. Fissò quello spettacolo della natura e poi si rivolse ai suoi uomini. Tutti si mossero probabilmente per eseguire gli ordini. Nicola rimase immobile. Il capo allora gli si scagliò contro urlandogli chissà cosa, ma il giovane non poteva capire. L'uomo dopo qualche minuto di schiamazzi richiamò gli altri. In quel gruppo c'era Giuseppe che capì cosa era accaduto: il garibaldino era stato scoperto. Gli legarano mani e piedi e lo trascinarono fino al pendio. A quel punto il capo ordinò ai suoi uomini di procedere con la sua fucilazione. Era un patriota e non poteva continuare a vivere. Il plotone d'esecuzione si dispose in due file: Giuseppe era in quella in ginocchio. Quando però tutto era pronto per l'esecuzione Giuseppe lanciò un urlo che riempì le orecchie dei soldati borbonici: - ammazzatemi con lui.Fu scoperto anche lui: i due si abbracciarono e prima del fuoco stringendo tra le mani un tricolore inneggiarono all'Italia.I loro corpi fuorno lasciati senza sepoltura: Garibaldi stava avanzando velocemente e non si poteva perdere tempo. Passarono alcuni giorni... Garibaldi era sbarcato nell'Italia meridionale dopo aver conquistato la Sicilia: si trovava vicino ad un pendio da cui vedeva le onde infrangersi contro gli scogli... due passi più in là c'era qualcosa però che non poteva passare inosservato: un tricolore stretto tra le mani di due giovani esanimi con la divisa da borboni. Il generale raccolse la loro bandiera e la infilò nella sua bisaccia. I due uomini furono seppelliti. Nicola era a tutti gli effetti un garibaldino!

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