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Radio Feccia #19

Creato il 22 settembre 2015 da Cicciorusso

Bolt-Thrower-Martin_Kearns

Remember the fallen: Martin Kearns (1977-2015)

Il batterista dei Bolt Thrower è morto nel sonno lo scorso 14 settembre a soli 38 anni. Era entrato nella band nel ’94, appena diciassettenne (da qui il soprannome ‘Kiddie’), dopo che Andrew Whale aveva lasciato la baracca al termine delle registrazioni di …For Victory. Kears uscì temporaneamente tre anni dopo, costringendo i deathster inglesi a rivolgersi a un session di lusso come Alex Thomas per le registrazioni di Mercenary, è tornò nel ’99. Fiero nemico dei trigger, incise con i Bolt Thrower gli album Honour – Valour – Pride e Those Once Loyal, ultima testimonianza in studio della mitica formazione di Coventry, il cui silenzio discografico ormai decennale è motivato dal rifiuto di proporre materiale che non sia all’altezza delle prove precedenti. Ragionassero così tutte le vecchie glorie…

Il cantante dei SABATON costretto a farsi 500 km a piedi dopo aver perso una scommessa

Come si fa a non adorare quell’irresistibile cazzone di Joakim Brodén? Capisco come i più true tra voi possano stigmatizzare la perversa passione che io e Charles nutriamo per i Sabaton ma è anche grazie a questo genere di storielle che vogliamo loro bene. In sostanza è accaduto che, dopo aver perso una non meglio specificata scommessa con i compagni di band, il carismatico frontman si è impegnato, per onorarla, a percorrere a piedi i 515 chilometri che separano Fulan, la sua città natale, da Trondheim, dove gli svedesi si esibiranno il 1 ottobre.

“Era iniziato quasi come uno scherzo ma è diventato presto una roba abbastanza seria”, ha spiegato il nostro idolo, che ha iniziato l’ardita impresa la settimana scorsa, “ora mi riposerò per qualche giorno. Ho contattato via facebook alcuni fan che mi hanno fornito cibo e riparo”. Pensate che ficata ospitare Joakim Brodén. Tutta la notte a bere e a infilarsi cose nel naso. Comunque questi episodi dimostrano quanto i Sabaton siano persone serie e coerenti. Ci sono tanti membri di gruppi black che blaterano di morte, distruzione e supremazia e poi, nella vita reale, si cacherebbero sotto pure di fronte a un gatto che gli soffia contro. Invece Joakim, cantando di epiche storie di guerra e di gesti di virile ardimento, non poteva certo tirarsi indietro di fronte a una bazzecola come farsi 500 chilometri a piedi tra le gelide foreste nordiche, esposto alle intemperie e agli assalti delle bestie feroci, riscaldato solo dal sacro fuoco del metallo che scorre nelle sue vene.

A questo link un documento video che testimonia l’eroico cimento.

ktb
KARMA TO BURN @Sinister Noise, Roma, 17.09.2015

Credo che i Karma To Burn siano in assoluto il gruppo che ha goduto di più live report su Metal Skunk, quindi ogni volta è sempre più difficile trovare qualcosa di intelligente da scrivere su quella che è senza dubbio una delle band più spettacolari del pianeta. Una band che suona pezzi strumentali con numeri al posto dei titoli ma i cui riff ti ricordi come se fossero ritornelli dei Depeche Mode. Oh, fantastico, fanno Twenty una delle mie preferite. E canti il riff. Ah, questa è Fifty Seven, però non è la migliore dell’ultimo, secondo me. E canti il riff. IL RIFF. I Karma To Burn sono IL RIFF. Con l’uscita contemporanea dei sobrissimi Rich Mullins e Rob Oswald qualcosa si è perso, almeno a livello di impatto scenico. Il bassista, da allora, è già cambiato due volte e al posto di Rob Halkett dei The Exploited (che avevo visto in azione durante la serata al Traffic) è arrivato uno spilungone di mezza età con la maglia degli Helmet. William Mecum si è tatuato i quattro mori sul polso. Dopo le maglie della birra Ichnusa sfoggiate più volte dal vivo, un’ulteriore dimostrazione di amore per la mia terra – dove si è esibito più volte, Duna Jam incluso – che non può non commuovermi. Watt, sudore e adrenalina: concerto perfetto come sempre. Mi sono perso gli Elephante, che aprivano e avevo già avuto modo di apprezzare in passato. Il secondo gruppo di supporto, i viterbesi Gorilla Pulp, non è affatto male. Hard’n’roll solido e pestone, dall’impatto molto aggressivo. Hanno qualcosa dei Corrosion Of Conformity meno HC e tengono decisamente fede al nome. La stagione live capitolina non poteva iniziare nel migliore dei modi. Lunga vita al Sinister Noise.

Diario romano

A proposito, vediamo cosa riservano le prossime settimane ai residenti dell’Urbe. Questo sabato al Traffic c’è lo Shut Up! Fest, cartellone composito e tutto italiano con Lili Refrain, L’ira del baccano, Tsubo e Profiles in Terror. L’appuntamento davvero imperdibile per i seguaci del capro arriva però giovedì 1 ottobre, quando il locale sulla Prenestina ospiterà i Venom Inc., in sostanza la formazione di Prime Evil, con Mantas, Abaddon e Tony Dolan. Sarà interessante fare il confronto con la prestazione dei Venom di Cronos, che ho visto di recente al Rock Fest e un po’ mi hanno deluso. Di spalla nientemeno che i Vader, alle prese con una scaletta old school. Il giorno prima in teoria ci sono i Machine Head all’Orion ma sinceramente sticazzi. Domenica appuntamento obbligatorio con i Valient Thorr all’Init. Poi lunedì 5, come se già il ritorno in ufficio non fosse pesante, un atroce dubbio attanaglierà tutti i narcosatanisti della Capitale: Monolord al Traffic o Planet of Zeus al Sinister Noise? Dopodiché si starà tranquilli fino a metà ottobre, quando in una manciata di giorni arriveranno God Is An Astronaut (14/10, Orion), Marduk (15/10, Traffic), Trick or Treat (17/10, Traffic) Leaves’ Eyes (18/10, Traffic), Fatso Jetson (19/10, Sinister) e Orphaned Land in acustico (23/10, Traffic). Ai più tough segnaliamo gli show di Negative Approach (9/10, Traffic) e Agnostic Front (20/10, Traffic) nonché il Go! Fest il 17 ottobre al CSOA Spartaco: un bordello di gruppi, per lo più grind e powerviolence, tra cui i vecchi Corrosive dalla Germania e gli ubiqui Buffalo Grillz. Si conclude il 30 in relax con i Sadside Project al Sinister.

Ci salutiamo con il nuovo lyric video dei Grave, che tornano a metà ottobre col nuovo Out Of Respect For The Dead e ci sembrano abbastanza in forma. Statemi sani ma non troppo. (Ciccio Russo)



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