Quando in libreria arrivò La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Rizzoli, 2007), fu subito best seller. Non riuscivo a capacitarmene e scrivevo:
“Nelle 442 pagine de L’Italia dei privilegi – l’autore è Raffaele Costa, l’editore è Mondadori, l’anno di pubblicazione è il 2002 – ho trovato tutto quello che c’è nelle 284 pagine de La Casta di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo (Rizzoli, 2007), e molto – ma davvero molto – di più. Oltre al merito di essere scritto assai meglio de La Casta, L’Italia dei privilegi ha il pregio di essere molto più documentato, quello di non concedere nulla alla retorica, e insieme a L’Italia degli sprechi di 4 anni prima (stesso autore, stesso editore) costituisce un’istruttoria assai più lucida e spietata sul «sistema Italia». Sicché non so farmi una ragione del perché 5 anni fa il libro di Costa non abbia avuto il successo di vendite avuto quest’anno da quello di Stella e Rizzo. E non riesco a immaginare altro che questo: non erano ancora pronti i tempi perché bastasse un libro a fare da detonatore, ecco perché nulla era concesso alla retorica”.
Sbagliavo: non era una questione di tempi, era proprio la retorica l’ingrediente che mancava a quello che ancora oggi è l’insuperabile lavoro di Costa. Era la retorica dello sdegno che aveva dato il successo al volume di Stella e Rizzo, ma mancava ancora qualcosa al successo che in queste ore sta raccogliendo Spider Truman: il tono delatorio del fuoriuscito dal Palazzo. Non che il libro di Costa ne fosse privo (il sottotitolo de L’Italia dei privilegi era A cura di un privilegiato), ma lo sdegno era tutto a cura del lettore, perché l’autore si limitava ad elencare i privilegi goduti dai suoi pari. Alla denuncia di Costa mancava il detonatore: era una delazione, ben più dettagliata e documentata delle quattro rimasticature di Spider Truman, ma a farla non era un licenziato, un trombato, un estromesso. La delazione mancava di un elemento psicologico essenziale: l’intento vendicativo.Così Spider Truman è credibile, almeno per gli allocchi che corrono a dirgli mi piace su Facebook, mentre Raffaele Costa rimase inascoltato. Questo è il paese dove pure un moto nobile come l’indignazione ha bisogno di una spinta ignobile come il livore di un precario che ha taciuto fino a quando la Casta gli dava le briciole e ora spiffera tutto il risaputo perché non gliele dà più. Troppo poco per dedurne che in ogni Spider Truman c’è un italiano medio?
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