Fini in Fin-dei-conti non è altro che uno dei furbetti facenti parte del sistema dei furbetti-furboni. D’altro canto come si può pensare che uno che ha retto il moccolo al Cavalier Disarcionato per sedici lunghi anni sia rimasto immune alle sue nefaste influenze. Qualcosa avrà pure imparato, anche se poco e male a quanto sembra. Più che altro sembra evidente che la sfacciataggine con cui si conducevano e tuttora si conducono certi affari nella politica o certa politica negli affari è talmente elevata che il buon Gianfranco ha peccato di ingenuità pensando di non far nulla di male. Lui, anima candida lo pensava, mentre il suo mentore, che sempre ha fatto il male ben sapendo di farlo era cosciente di quanto l’ex missino stava operando e di come poter utilizzare la cosa a suo favore, hai visto mai ce ne fosse stato bisogno. E il bisogno è venuto. Fini è politico rafFinato e ha tessuto la sua trama egregiamente, tanto da far cadere in trappola il Cavalier Tappino con tutte e due le minuscole gambe. Ma non ha considerato che anche lui è ricattabile. Non l’ha considerato perché il suo operare, nella concezione moderna della gestione dello stato dettata dal Popolo della Libertà di Fare Quello Che Ci Pare, era perfettamente lecito. Peccato non lo fosse per la legge e per quel che rimane del comune senso del pudore. Il Tappino Cavaliere, invece, non ha mai perso il senso del pudore. Lui lo coltiva per sua cultura personale e per meglio sapere come buggerarlo. Ed ecco qui che ha fornito hai suo sicari della carta stampata un bel fucilone con mirino telescopico quasi infallibile. Dico quasi perché c’è un particolare che sfugge al Genial Tappetto: se Fini dovrà dimettersi per un legittimo sospetto, cosa dovrebbe fare lui, condannato tante volte e in più gradi di giudizio? Per tacer dei sospetti, che si alzano a livelli ben più alti di un meschino traffico di appartamenti.