Ragazza stuprata fuori dalla discoteca all’Aquila, arrestato militare

Creato il 23 febbraio 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

Sulle ferite gravissime, probabilmente invalidanti, insieme ad altri riscontri testimoniali e legati agli esami dei Ris di Roma, la Procura ha ricostruito «con chiarezza» la vicenda:
«Parlano le ferite gravissime». Questa l'affermazione che fonti interne alla Procura hanno espresso dopo l'arresto del giovane militare della provincia di Avellino accusato di aver abusato sessualmente e del tentato omicidio della giovane studentessa laziale in una discoteca dell'Aquilano.
L'accusa di tentato omicidio è staccata perchè non ci sono tra le testimonianze, prove sul fatto che il giovane militare abbia soccorso la giovane dopo che la stessa era svenuta in mezzo alla neve con una grave emorragia e con una temperatura di almeno dieci gradi sotto lo zero.
Secondo la ricostruzione fatta dalla procura, avvalorata dal giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, che ha firmato l'udienza di custodia cautelare in carcere, se la giovane non fosse stata soccorsa dal gestore del locale e dagli addetti alla sicurezza che casualmente sono passati in quello spazio esterno al locale, la studentessa laziale che frequenta l'Università dell'Aquila, sarebbe morta per ipotermia.
Il giovane avrebbe agito da solo al di fuori della discoteca dove era uscito insieme alla giovane con la quale all'interno del locale aveva avuto un approccio. Secondo il pm titolare dell'inchiesta, David Mancini, non c'è stato rapporto sessuale ma una violenza sessuale che sarebbe stata effettuata anche con l'utilizzo di un corpo estraneo. Secondo il pm il giovane militare si sarebbe disfatto del corpo estraneo che probabilmente non verrà ritrovato alla causa della abbondante presenza della neve. I tre amici dell'arrestato, due militari e una ragazza, «peraltro mai iscritti nel registro degli indagati», sono risultati assolutamente estranei ai fatti, precisa una nota dei Carabinieri.
L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal Gip dell'Aquila Romano Gargarella, il quale ha condiviso le conclusioni investigative dei carabinieri inquirenti. Il pm David Mancini ha coordinato le indagini. I vertici del 33/o Reggimento Artiglieria Acqui, una volta formalizzato l'ordine d'arresto per il caporale Francesco Tuccia, hanno attivato tutte le procedure amministrative per salvaguardare l'immagine dell'Esercito e anche dello stesso personale coinvolto. È probabile che nei confronti del giovane militare della provincia di Avellino scatti la sospensione dall'incarico. Nei giorni scorsi, per due volte, ufficiali del reggimento hanno inviato una richiesta alla Procura della Repubblica dell'Aquila per conoscere la posizione dei tre militari sospettati.

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