Spotted, il fenomeno social che impazza da un paio d’anni in rete (in Italia negli ultimi 12 mesi), potrebbe non essere questa grande invenzione che la maggior parte dei ragazzi che se ne sono innamorati pensano. In realtà, a voler essere antipaticamente pignoli, di nuovo c’è ben poco se si considera quanto Facebook sia ormai radicato nelle nuove generazioni e il volume di quello che offre in termini di condivisione, presenza in rete e possibilità di mantenersi vicendevolmente in contatto. Se poi qualcuno dei più “anzianotti” naviganti del web come me ricorda i tempi di Badoo…
Oggi è praticamente impossibile non imbattersi nella pagina Spotted di un’università, una scuola o un’azienda: come succede sempre con le novità dal mondo social, la popolazione di internet(e non solo) è impazzita e ha sancito l’immediato successo del nuovo servizio.
Ideato e realizzato dal solito studentello di un college londinese nell’ormai lontano 2010, Spotted nient’altro è che la virtualizzazione di una bacheca in cui chiunque può scrivere quello che gli pare (apprezzamenti sulle ragazze compagne dei corsi, nello specifico) in modo da mantenere il proprio anonimato.
Come succede con qualsiasi stronzata – permettetemi il francesismo – che la rete vomita nei nostri pc, il servizio Spotted si è diffuso ad una velocità strabiliante e preoccupante, che è andata di pari passo con il crescere dei problemi legati proprio alla base del servizio: l’anonimato.
In una società che ormai promuove la maleducazione come fattore di merito è logico che garantendo l’anonimato a tutta una schiera di cretini si finisse per vedere la bacheca invasa da messaggi sempre più ingiuriosi e offensivi, colmi di insulti e volgarità non solo contro i compagni o le compagne di scuola ma anche verso professori e dipendenti degli istituti.
Mi direte:”Non è Spotted che è sbagliato, sono le persone ad essere sempre più maleducate“.
Sbagliato! Nella maniera più assoluta.
Qui il problema non è avere tra le mani un social network dalle mille funzionalità (poche decine utili e centinaia inutili) come Facebook o Google+ ma quello di proporre un’alternativa virtuale ad un processo sociale che deve rimanere reale come quello della comunicazione di sentimenti, pensieri e opinioni in maniera consapevole e sana.
Per un ragazzino o una ragazzina è necessario confrontarsi con i propri sentimenti e dichiararli apertamente o privatamente che sia senza l’ausilio di nessun surrogato di realtà; per qualsiasi studente o dipendente è importante esprimere le sue opinioni sulla struttura dei cui servizi usufruisce, sugli altri studenti o colleghi e anche su professori e superiori senza nessuno schermo protettivo che salvaguardi il proprio anonimato.
Ma poi, parliamoci chiaro, ma a che cavolo serve scrivere su una pagina internet che ti piace Tizia senza che lei sappia chi sei? In che modo questo cambia positivamente la tua relazione con Tizia?
A cosa serve scrivere che il prof Caio è un (emerito testa di cazzo) insegnante scorretto? Questo lo farà cambiare in meglio? Lo convincerà ad alzare i voti a tutti? Fidatevi: se un professore è stronzo, e glielo scrivete su una pagina internet, non farete altro che provocarlo inutilmente.
Non è che tutto quello che viene creato dagli studenti inglesi o americani deve per forza essere oro colato, tant’è vero che gli inventori di Spotted si sono visti chiudere il sito per la valanga di insulti e offese che veicolava in modo molto più che incontrollato. Cosa che è successa anche qui da noi dove molti istituti, dopo un’iniziale mal ponderato consenso, hanno dovuto fare marcia indietro e imporre la chiusura delle pagine Spotted.
Il problema di fondo è sempre lo stesso. Oggi si vuole tutto e subito anche e soprattutto in campo sentimentale. I ragazzi più giovani hanno le menti obnubilate da centinaia di distrazioni inutili dettate da una società che trasforma tutto in uno status: bisogna avere un certo tipo di smartphone, una certa marca di vestiti e un comportamento conforme per far parte di uno specifico gruppo; venendo meno uno dei requisiti si finisce per essere emarginati o derisi e questo è inaccettabile per un ragazzino del 2013, tanto assurdo da non fargli capire che un oggetto tecnologico, una maglia firmata o l’uso di parolacce non possono sostituire i vantaggi di saper usare le propria testa. Ma questo il ragazzino non lo sa, lo dovrebbe imparare dai più grandi che però, spesso sono più infantili di lui.
Spotted apre le porte al mercato del partner. Scrivi il tuo messaggio anonimo, se l’altro o l’altra ci sta è fatta, sennò si passa al successivo in un impoverimento dei rapporti sociali che non è stato causato da Internet ma da noi stessi. Noi che siamo stati in grado di trasformare in un arma anche un semplice sito internet.
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