E adesso, pur di non chiamare in causa la Chiesa cattolica e le forme di produzione della soggettività e di trasformazione violenta delle diversità in devianze, la responsabilità del suicidio del 15enne del Liceo Cavour di Roma viene data a Facebook e al
l’articolo sul sito di GQ
Cyberbullismo, cioè un po’ a tutti e nessuno! Il periodico GQ, con tanto di dichiarazione di Vendola, che se ne guarda dall’accusare la Chiesa a poche ore dal voto per le primarie, dove l’agnello sacrificale è proprio il presidente della Puglia, ha già scagionato l’impianto di potere e di controllo delle coscienze da parte della Chiesa cattolica! I link è questo http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2012/novembre/cyberbullismo-ragazzino-gay-si-suicida-perche-preso-di-mira-su-facebook, dove si trova anche il commento della madre straziata dal dolore.
Ma non è così: non è semplicemente cyberbullismo, è bullismo reale, feroce e violento, da burini. La lettera di Democrazia Atea, che abbiamo felicemente pubblicato qui, ha fatto luce sulla tragica vicenda. Il ragazzo è stato preso in giro a scuola e rimproverato dal prof perché si era tinto le unghie. E chissà quanti sono i precedenti in quel liceo Cavour.
Una storia emblematica di un Paese immorale e incivile come l’Italia, dove la criminalità organizzata divora gran parte dell’economia, mette in ginocchio il Paese, e la morale cattolica giustifica ogni errore intromettendosi ovunque per stabilire che cosa è bene e che cosa è male, ovviamente in cambio di un’adeguata donazione detassata.
Eccellente operazione di Gq, che getta discredito su Facebook, solitamente poco apprezzato dalla Chiesa se ridotto a fenomeno meramente virtuale.