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- Chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ...
L'intervista di Franco Tonni ex ds Aironi di ieri, conferma l'idea che noi soli presentammo in tempi non sospetti, ben prima che emergesse il nome "dell'assassino". Ipotizzammo una Fir non così monolitica, allineata e pilotata da Gianfranco Dondi in tutto e per tutto come di solito si crede.
Oltre a ciò troviamo la conferma che i troubles finanziari di Viadana siano stati più una scusa per toglierli di mezzo che una causa della loro fine. Vi includiamo anche il cancan sulla fidejussione, ingigantito da un po' di ignoranza tecnico-bancaria di ex liceali classici, che ha una spiegazione piana e per nulla complottista: una fidejussione non fa capitale sociale, non ripiana perdite future ma inadempimenti attuali, al limite è garanzia escutibile nel caso di reclami di dipendenti, erario o previdenza, cosa non accaduta sinora.
L'unico bit in più che si ricava dalle dichiarazioni di Tonni è quanto tali troubles finanziari siano stati mal gestiti dalla dirigenza vidanese dal punto di vista politico più che finanziario: rivela il dirigente, " I veri problemi non sono iniziati quando MPS se ne è andato, come pensano in molti. Le cose sono iniziate a crollare quando il presidente Melegari è andato a chiedere aiuto alla FIR".
In sostanza, qualcuno in Fir s'è trovato un bel cadeau in un vassoio d'argento, la scusa perfetta per cogliere i classici due piccioni con una fava: togliersi qualcosa che da un paio d'anni gli provocava travasi di bile e al contempo ... del secondo "piccione" ne faremo cenno poi, quando passeremo al guardare avanti invece che indietro.
Del resto era più che logico che Melegari si rivolgesse alla direzione Fir. Questa infatti ha gestito nei minimi dettagli sin dall'inizio ogni singolo aspetto economico - sportivo della vicenda Aironi: nomi, stipendi e persino durate dei contratti. Tonni presenta al proposito aneddoti interessanti ma il quadro è già ben noto; lo fa per mostrare allineamento collaborativo, nella realtà fa fare a Viadana un po' la figura dei tappetini ma tant'è.
- Maramao perchè sei morto?
La domanda che nessuno si è ancora fatto è: ok, le finanze sono chiaramente solo una scusa, anche perché in Fir di controller e ispettori stile Banca d'Italia non ce n'è manco dipinti - mica abbiamo la DNACG. Allora perché han deciso la morte di Aironi e Viadana, a fronte di cotanta fedeltà e allineamento (confermata sin oltre l'ultima ora, con la accettazione dello staff tecnico federale)? Come mai in Fir tutti han sposato i "careless whisper" dell' "assassino" e come se nulla fosse hanno accettato di imbarcarsi nella rifondazione da zero e con tutte le responsabilità a carico, di una franchigia celtica? Se come sembra servirà molto tempo prima di assaporar vittorie per questa Cosa II, mica basterà digrignare i denti come quando Treviso batteva Munster e gli Azzurri le prendevano al Sei Nazioni.
La risposta è solo parzialmente il tatticismo clientelare arruffone e privo di visione già evidente da anni - ricordiamolo per chi ha scarsa memoria: fosse per il Consiglio Direttivo Fir, in Celtic ci sarebbero andati i Pretoriani Roma e gli Aironi Viadana, il che la dice lunga su chi ci troviamo di fronte.
La risposta vera a nostro avviso è articolata, in parte riguarda il passato e in parte il futuro.
- Il passato
Viadana non è stata sempre e solo esecutore pedissequo. Vedi evoluzione dello staff tecnico e defenestrazione di "collaboratori Fir" l'anno scorso. In particolare Tonni rivela uno scazzo particolarmente interessante e gravido di conseguenze ... Mondiali: il caso Craig Gower.
"Aveva un sacco di problemi alle ginocchia ma volevano che lo prendessi. Un contratto da 240mila euro. Io ho detto di no, ne avevo abbastanza e quella roba lì non l’avrei fatta. E Gower non arrivò”. Ricordiamo tutti come andò: Gower torna nel League seduta stante al grido "tengo famiglia", anni di impostazioni Mallettiane buttati nel bidè, Dondi che diede del mercenario all'atleta, Bocchino ai Mondiali ...
Che dire, se non complimenti Tonni per l'assunzione di responsabilità! Uno che s'è sciroppato per spirito di collaborazione acritica i contratti triennali di Sole e Robertson, proprio su Gower doveva impuntarsi? Giusto o sbagliato che fosse, il game plan di Mallett non poteva prescindere dall'italo australiano, ed è andata come tutti ricordiamo. Bella alzata d'ingegno. Chiunque abbia lavorato anche solo alla reception di una organizzazione complessa, sa che a fronte di NO con tali esiti catastrofici, poco conta se hai mandato giù di tutto e di più per anni, appena possono te la fanno pagare.
- Il futuro
Qualche squarcio riguardo al futuro prossimo lo offrono alcune dichiarazioni di Dondi stesso.
Primo indizio: il presidente sancisce che la franchigia graviterà su Parma, il cuore palatino del potere (senza stadio? Moletolo? Boh, non c'è 'na lira meno che nel resto d'Italia), baricentro di un'asse che parte da Reggio Emilia (stadio disponibile) e tocca Milano o meglio Monza, con vertice a Viadana (stadio pronto). Dice che capitan Bortolami abbia espresso sollievo, a nome di molti altri che han sistemato le famiglie da quelle parti. Il sollievo rivela anche che forse non a tutti sono stati chiesti ulteriori sacrifici negli ingaggi (quelli a suo tempo definiti dalla Fir e ratificati da Tonni), rispetto a quanto già concordato con Melegari alla presenza del sindacato GIRA: forse i sacrifici più pesanti li han chiesti solo a chi può o deve andarsene.
Dodici sono gli (ex) Aironi nel gruppo dei Nazionali e non è detto che rimangano tutti neppure loro: Masi è dato in Francia, senza contare Romano e Staibano a raggiungere Del Fava in Inghilterra, poi De Marchi e anche Toniolatti a Treviso. Don't worry, sono in arrivo i piezz'e nuanta Eccellenti: Giazzon, Barbini, Majstorovic, forse Bacchetti, di certo l'immancabile Bocchino ...
La parte più interessante sul futuro, prossimo e non, arriva da Jaques Brunel, intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport, che si rivela autentico deus ex machina: ecco il famoso secondo piccione, qualcuno ha stretto un patto di ferro col nuovo demiurgo del rugby italico (occhio Brunel, all'inizio fu così anche per Mallett: è tipico dei perdenti, pendere dalle labbra dell'ultimo arrivato).
"Sono state trovate valide soluzioni, vantaggiose per tutto il movimento", dichiara il coach alla Gazzetta quasi con trionfalismo: "Ricalcano quelle adottate nei Paesi rugbisticamente più evoluti, dal Galles alla Scozia". Alla faccia della soluzione provvisoria! Alcuni han creduto fosse succube dei diktat federali per via di certe convocazioni ma forse funziona all'incontrario, il disegno lo rivendica come fosse suo.
Aldilà di Galles e Scozia citate, esempi in chiara sofferenza interna, l'immagine più familiare a Brunel forse è piuttosto la situazione del rugby nella Catalogna francese e non. Dove l'Usap è il vertice di un movimento complesso che parte dalle giovanili e dalla Accademia, controlla satelliti minori, possiede link forti col territorio e gli altri sport, dal League al calcio ed entra negli stadi di Barcellona. Come in Italia all'Olimpico e a San Siro.
In tale scenario la notizia positiva sarebbe quella di un nuovo collegamento forte tra realtà rugbistiche del territorio e la franchigia celtica. Dal male può nascere il bene a volte: basta compartimenti stagni e incomunicabilità, basta solo permit player. Se tale scenario si realizzasse in modo bi-direzionale (con tanti saluti alla balla di quei miopi che "l'Eccellenza ne verrebbe falsata"), pur rimanendo iper-critici per lo sciocco spreco di esperienza fatta in due anni di Aironi, beh proclameremmo volentieri che almeno il sacrificio non sarebbe stato vano.
In tale prospettiva potrebbe essere non casuale che qualcosa si muova sul fronte della Parma Eccellente, dove si rinnovano le chiacchiere sulla più volte abortita riunione di tutto il rugby del Granducato (società "traditrici" e non) in una sorta di mini Union territoriale Super-Crociati collegati alla Cosa Celtica, da presentare alla nuova amministrazione come potenziale vetrina (e qui mi taccio, non vorrei sfociare involontariamente sull'etnico-antipatico).
Aspetti positivi e lati oscuri: come viene impattata la franchigia - bandiera del rugby italiano, Treviso, uscita sinora indenne proprio grazie alle distanze che è sempre riuscita a mantenere dalla Federazione? "Si, dopo questi cambiamenti i rapporti con Treviso non potranno che cambiare", afferma lo spietatamente sincero Brunel.
Attenzione al seguito della frase, è un appendere cappello mica male: "Dopotutto (noi federali e loro club) gestiamo fisicamente e tecnicamente gli stessi giocatori. Loro per trenta settimane, noi per quindici. Non possiamo che remare nella stessa direzione". Come a dire, occhio che noi di fatto pesiamo almeno la metà nelle decisioni di casa vostra. Con buona pace della saggezza del presidente di Benetton Rugby Amerino Zatta: "el can de do' paroni xe morto de fame". Chissà come suona l'equivalente in catalano o in bearnese.
Tutto il resto, ventilati ricorsi degli oimè zombi Aironi inclusi, sono solo triste folklore italico, dati i tempi della (in-)giustizia Repubblichina.