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Giovedì 30 Gennaio 2014 11:39 Scritto da Chignola annalisa
Tutti gli abitanti del bosco si erano radunati nella radura per salutare la nascita di tanti nuovi ragnetti.
Oscar, il sindaco, salì sul tronco più alto, batté due delle sue otto zampette e dichiarò aperti i festeggiamenti.
La festa fu un successo e quando la luna spuntò da dietro il monte, il toc -toc del picchio si zittì, gli uccellini tornarono ai nidi, le lucciole spensero le loro lucine, le mamme dei ragnetti si affrettarono ad accompagnare i loro piccoli nei morbidi lettini.
In quei giorni l’aria si fece più frizzante, l’estate volgeva al termine e le attività nel regno si facevano sempre più frenetiche.
Tutto doveva essere pronto per l’arrivo del freddo, quando le tane si chiudevano e nessuno usciva fino a primavera.
Il compito delle mamme ragno, consisteva nel pulire per bene le proprie casette e coordinare il lavoro dei piccoli ragnetti, i quali avevano il compito di tessere le ragnatele per catturare quanti più insetti possibile per averne una buona scorta.
I papà aiutavano i piccoli in quel lavoro, tutto filava liscio, tranne che nella famiglia del sindaco Oscar il quale aveva dei seri problemi con uno dei suoi figli. il piccolo Ciribù.
Il piccolino era nato per ultimo, il suo uovo proprio non voleva saperne di schiudersi, tant’è che ebbe bisogno dell’aiuto del picchio. Quando poi venne finalmente alla luce, cadde dal sasso su cui era stato posto.
La sua mamma Olga guardò sconsolata suo marito Oscar e capì subito che Ciribù sarebbe diventato un ragno molto “speciale”.
Dopo la festa di presentazione alla comunità, mamma Olga porse ai suoi piccoli alcuni teneri insetti, tutti mangiarono di gusto, tranne Ciribù che si rifiutò di aprire bocca.
Iniziò così per la famiglia del sindaco la lunga ricerca per trovare qualcosa che piacesse al piccolo.
Nel frattempo però il lavoro per il successivo inverno doveva proseguire.
I fratellini di Ciribù giocando e ridendo costruivano tele sempre più belle e mamma Olga sollecitò Ciribù a fare altrettanto.
Il poverino guardò perplesso i fratellini poi decise di provarci : i mille tentativi ottennero solo l’ilarità di tutte le famiglie vicine. Ciribù però era anche molto orgoglioso, non badò a loro e alla sera finalmente riuscì nell' intento.
Era talmente felice che nel chiamare mamma e papà, fece un saltò talmente maldestro che ruzzolò sulla sua tela e cadendo si impigliò nelle tele dei suoi fratellini.
“Aiuto, che confusione!” Il piccolo Ciribù si attorcigliò così tanto nelle tele che a papà Oscar ci volle tutta la notte per liberarlo.
Al mattino il lavoro ricominciò, ma i fratellini allontanarono Ciribù, tanto erano arrabbiati con lui. Il piccolino corse dalla sua mamma ma essa era molto affaccendata e non badò a Ciribù, anzi lo spedì proprio via. Egli allora tutto offeso decise di lasciar quella famiglia che proprio non lo capiva, e, senza salutare nessuno, si incamminò verso i confini di Ragnolandia.
Aveva già percorso tanta strada quando si rese conto di avere fame.
Si guardò attorno e vide un passerotto intento a mangiare una piccola mela.
“Ciao, passerotto!” esordì Ciribù. “Cosa mangi di buono? Non è che mi fai assaggiare?” Il passerotto gentile gli offrì un pezzettino della sua mela.
Il ragnetto l’addentò, ma fece una smorfia e sputò fuori la mela. Proprio non gli piaceva.
“Grazie lo stesso!” disse e si allontanò.
Riprese il cammino e si imbatté in uno scoiattolo che stava rosicchiando una noce.
“Ciao,scoiattolo, mi fai assaggiare la tua noce?” “Certo!” rispose lo scoiattolo.
Ma anche questa non gli piaceva.
“Grazie lo stesso!” “Aspetta” lo richiamò lo scoiattolo. “Prova questa castagna, forse…” Ciribù si arrampicò sul frutto, ma non riuscì a staccarne nemmeno un pezzetto.
Verso sera ormai stanco e sempre più affamato, decise di cercare un riparo per la notte, si guardò attorno e vide che era arrivato in un bellissimo prato circondato da alberi altissimi. Con cautela si avvicinò ad uno di questi, ma siccome a terra c’erano già tante foglie secche, riuscì a perdersi e se non fosse stato per Lulù, la lumachina, sarebbe ancora disperso tra le foglie.
“Grazie lumachina. ...Senti, cosa mangi tu, io ho una fame…” “Dai ragnetto, seguimi, ti farò assaggiare qualcosa di veramente buono!” Insieme fecero il giro dell’albero e si fermarono davanti ad una bella prugna viola appena caduta dal ramo.
Il ragnetto vi salì sopra e con cautela ne mordicchiò la polpa.
“Ma è buonissima!” esclamò Ciribù con la bocca piena.
Lulù lo guardò divertita mentre la pancina del ragnetto diventava sempre più gonfia tanto che, ad un certo punto, Ciribù ruzzolò giù dalla prugna e finì con le zampette all’aria.
Si addormentò così.
Al mattino fu svegliato da una folata di vento gelido. Il sole stava sorgendo.
“Buongiorno!” lo salutò la lumachina, poi proseguì “sbrigati, andiamo a cercare un riparo altrimenti moriremo di freddo!” Il ragnetto si stiracchiò ed insieme alla sua amichetta si mise alla ricerca di una tana. I due furono fortunati perché proprio alla base di quell’albero di prugne trovarono una fessura, vi si infilarono dentro e decisero che quello poteva essere proprio il loro rifugio.
Durante tutto il giorno cercarono cibo per fare la loro scorta e Ciribù faticò non poco per trasportare le prugne, ormai il suo cibo preferito, all’interno della fessura.
La sera li ritrovò esausti ma soddisfatti.
Le scorte erano pronte, la tana ben pulita, mancava solo una cosa: una bella porta per tener fuori il freddo inverno.
“A questo penso io.” disse tutto convinto Ciribù e ,come se da sempre avesse saputo farlo, costruì una bellissima ragnatela dalle sfumature viola talmente spessa che resistette tutto l’inverno mantenendo i due amici Lulù e Caribù caldi e asciutti fino a primavera.