A Ragusa va in scena quello che non dovrebbe mai più succedere al mio partito e non solo in Sicilia, direi in tutta Italia.
Vince Federico Piccitto, M5S con il 70% circa.
La colpa è solo nostra e del bel papocchio che il partito locale ha messo insieme.
Il centrosinistra, per primo il presidente Crocetta, puntava tutto su Giovanni Cosentini, ex cuffariano che non ha mai rinnegato il legame con l’ex governatore finito in carcere per mafia (“ci scriviamo ogni mese”) e vicesindaco fino a pochi mesi fa di una giunta di centrodestra.
Con Cosentini, al secondo turno, si erano schierati quasi tutto il Pdl e il Cantiere popolare dell’ex ministro Saverio Romano.
Una maxi-alleanza che abbracciava più o meno l’intero arco costituzionale: i nemici sono diventati d’un tratto amici, nella piccola Ragusa.
Non tutti hanno gradito. E il Pd è imploso: a pochi mesi dal voto è nato un secondo circolo “dissidente” dei democratici, che si è schierato apertamente contro la candidatura di Cosentini.
Se fossi stato a Ragusa avrei guidato la protesta interna al partito democratico.
Come farei in qualsiasi condizione di inciucio.
Spiego cosa intendo per inciucio.
Un gruppo di persone che hanno governato una città da molti molti anni, ora in uno schieramento ora in un altro, senza farsi mai una vera opposizione alla fine.
Di fronte alla necessità di reale cambiamento tentano di mettersi insieme per vincere comunque a tutti i costi con il semplice scopo di sopravvivere nei loro privilegi, senza idee e progetti da portare avanti per il bene della città e dei suoi cittadini.
In linea di massima quelli furbi che ”la politica la sanno fare”.